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Tra l’impostazione della scuola economico-giuridica e i suoi oppositori, l’autore propone un nuovo e diverso approccio. L’analisi della struttura sociale di un’area del contado senese di inizio Trecento mette in evidenza la forte sperequazione sociale esistente: ciò induce ad abbandonare la categoria oppositiva città-contado, dal momento che quest’ultimo non può essere considerato un oggetto omogeneo e univoco. L’attenzione si sposta quindi sui luoghi e i momenti nei quali la sperequazione sociale interna alle comunità del contado si manifesta sotto forma dialettica e conflittuale: l’assetto istituzionale, i beni comuni e il sistema fiscale.
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