«I risultati di Duke Ellington in campo musicale sono largamente documentati», ci ricorda lo scrittore e musicista tedesco Henrik von Holtum. La probabilità di trovare qualche registrazione inedita è pressoché nulla. Un giorno però Grönland Records ha trovato qualcosa nella proprietà di Conny Plank e ha chiamato lo stesso von Holtum. La musica di Duke Ellington sta al jazz come le opere di Bach stanno alla musica classica: sia con Bach che con Ellington ci si può sedere al pianoforte lasciandosi trasportare dagli accordi, e accade sempre qualcosa di grandioso. Questa musica è talmente ricca da essere virtualmente indistruttibile. Henrik ha ascoltato per la prima volta le registrazioni negli uffici della Grönland Records. Una sessione, due canzoni: tre take per ‘Alerado’ e per ‘Afrique’. Non erano solo versioni alternative, rielaborazioni di classici del jazz; si può davvero ascoltare Ellington mentre lavora. Non sta solo cercando la versione migliore, sta sperimentando. I tempi cambiano, ci sono assoli strumentali qui e là, e, nell’ultima take di ‘Afrique’, si sentono persino voci soprano. ‘Alerado’ è un pezzo swing diretto, c’è Wild Bill Davis all’organo e, fatto degno di nota, Cat Anderson alla tromba, che dà grande prova di schiette sonorità e performance soliste. L’approccio musicale di ‘Afrique’ è più libero e avant‐garde; la base del pezzo è un beat sostenuto e vivacizzato da improvvisazioni e arrangiamenti dinamici. Forse è esagerato considerare l’incontro tra Ellington e Plank determinante per il successivo lavoro di quest’ultimo, ad esempio, coi Kraftwerk. Il punto è pensare che in quel momento qualcosa dello spirito di ‘It Don’t Mean a Thing (If It Aint’t Got That Swing)’ sia entrato in Conny e lo abbia aiutato a liberarsi e sciogliersi abbastanza da mettersi a ballare davanti a una band. È assolutamente meraviglioso e dona a queste registrazioni ancora più splendore. Un documento prezioso.
Leggi di più
Leggi di meno