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Una delle letture piú suggestive e vertiginose dell'opera dostoevskiana.
A parte forse quella di Shakespeare, nessun’altra opera letteraria ha prodotto, al pari di quella di Dostoevskij, una messe tanto abbondante di contributi critici, che non ha mai cessato di scandagliarne le profondità con strumentazioni e traiettorie diversissime, a volte incompatibili e spesso di straordinaria importanza e bellezza. E una delle letture piú suggestive e vertiginose dell’opera dostoevskiana, tutta incentrata com’è sull’idea di libertà, è sicuramente quella del grande filosofo russo Nikolaj Berdjaev, risalente agli anni Venti e frutto di un seminario tenuto poco prima dell’inevitabile esilio dalla Russia. Secondo Berdjaev, Dostoevskij non concepisce la libertà come facoltà dell’anima di scegliere il bene e rifiutare il male, né come valore; sia pure altissimo e irrinunciabile, quanto piuttosto come qualcosa di piú originale, che va colto a livello metafisico prima ancora che psicologico, e cioè nel cuore stesso dell’essere. Ne scaturisce una lettura tesissima, che prescinde provocatoriamente da qualsiasi contestualizzazione e trattazione storico-letteraria, e tende invece a cogliere il carattere tragicamente dialettico di un principio assoluto che fa tutt’uno con la vita e che la filosofia aveva fino ad allora disconosciuto.
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L’autore è stato un importante filosofo russo, grande pensatore libero, che a causa delle sue idee marxiste fu deportato da parte del regime zarista prima e bolscevico dopo, per le sue idee divenute poi antimarxiste. I suoi libri erano proibiti nei paesi del blocco sovietico. La sua opera letteraria, influenzata dalla narrativa di Dostoevskij, è caratterizzata dai due concetti di creazione e di libertà. Il libro ha nove capitoli che affrontano la visione del destino dell’uomo, su “concezione” di Dostoevskij, intitolati: 1) Il volto spirituale di Dostoevskij; 2) L’uomo; 3) La libertà; 4) Il male; 5) L’amore; 6) La rivoluzione – Il socialismo; 7) La Russia; 8) Il Grande Inquisitore; 9) Dostoevskij e noi. E’ difficile presentare e commentare un saggio di questa portata, perché è senza dubbio un testo accademico e personalmente ho riscontrato difficoltà in alcuni passaggi, soprattutto nel primo capitolo, perché non ho basi di studio filosofico. è necessario aver letto molto di Dostoevskij per poterlo apprezzare, sono fondamentali sicuramente “I Fratelli Karamazov” e “Delitto e Castigo”. Ho amato profondamente gli ultimi 3 capitoli: 7.“La Russia” (cit. “L’immensità della terra russa, la sua sconfinatezza, la sua elementarità amorfa non sono che l’espressione dell’immensità, della sconfinatezza dell’anima russa…” ), 8.“Il grande inquisitore” (cit. “Il Grande Inquisitore non crede in Dio, ma non crede neppure nell’uomo. Questi sono due aspetti della medesima fede. Perduta la fede in Dio, non si può più credere nell’uomo”), e 9.“Dostoevskij e noi” (cit. “Le anime che hanno profondamente sentito Dostoevskij si volgono all’ignoto e angoscioso avvenire, sono percorse da correnti apocalittiche, in esse si compie un passaggio dalle regioni medie dedell’anima alle estreme, ai poli.”) X ultimo, due meravigliose righe: “Per Dostoevskij la via alla luce passa attraverso le tenebre. La grandezza di Dostoevskij sta in ciò, ch’egli ha dimostrato come nelle tenebre risplenda la luce"
Un bel saggio che Berdjaev stesso definisce pneumatologico,ha il compito di svelare in D.lo spirito,la concezione e la conoscenza del mondo,dell'uomo e di Dio.Proprio la dialettica dostoevskijana delle idee è per Berdjaev il principio unitario dell'opera del grande autore russo.La parola è tragica,rivela la miseria del destino umano;è profetica,svela le profondità della natura umana;ed è dinamica,infuocata,nichilistica e dionisiaca,scopre una nuova dimensione dell'essere,quello delle profondità dello spirito,un essere che ha inizio sempre dal sottosuolo,è antinomico,doppio e contrastante.Questo essere all'estremo delle proprie drammaticità,delirante e folle,ha il compito di percorrere un cammino verso la libertà suprema.La libertà può condurre l'uomo all'uomo,e su questa strada egli trova la sua fine e la sua rovina,perché la libertà raggiunta è esclusivamente arbitrio;oppure essa può condurre l'uomo a Dio,e qui egli trova la sua salvezza e il consolidamento definitivo del proprio essere.Berdjaev insiste forzatamente,a mio parere,su una visione marcatamente religiosa di D.Ad un certo punto l'autore pecca di presunzione.Fa dire a D.qualcosa di definitivo che egli non avrebbe mai detto:"Dio esiste perché esiste il male nel mondo">se così è,allora il male è ontologicamente originario rispetto a Dio.Egli esiste solo perché primariamente esiste il male.Egli esiste solo perché è necessario all'uomo.E poi ancora Berdjaev continua "L'esistenza del male è una prova dell'esistenza di Dio.Se il mondo fosse buono e giusto,allora Dio non sarebbe più necessario perché il mondo sarebbe Dio">Ma proprio la necessità in Dio conferma la non esistenza di Dio.Dio in quanto tale dovrebbe esistere prima e al di là del male e non necessariamente.Inoltre,se D.si fosse limitato a questa esclusiva risposta,allora egli rimarebbe solo uno scrittore/artista,ed è vero che-come lui stesso scrisse- fa della cattiva filosofia.Ma D.ha capito che la vita è dinamica e proprio tale dinamismo origina la tragica esistenza dell'uomo.Se esistesse solo il
E' un libro per tutti coloro che amano Dostoevskij , per quanti siano stati in grado di intuirne lo spirito , la Gnosi...e per quanti, al contrario, lo pensino come pesante, difficoltoso e VECCHIO. Dostoevskij, il piu' russo tra gli scrittori russi , l'unico attraverso il quale si possa comprendere l'anima del popolo russo , in perenne altalena tra apocalisse e nichilismo . Berdjaev riesce ad essere igneo come le IDEE di Dostoevskij << non prototipi dell'ESSERE , bensi' , DESTINI dell'essere, elementari energie infuocate.>> Nietzsche e Dostoevskij << rappresentano la crisi , il crollo dell'umanesimo ..l'autoaffermazione e la soddisfazione umanistica dell'uomo trovano la loro fine in N. e D.>> così scrive Berdjaev ..la sua analisi appassionata ci induce tutti a rileggere di Kirillov che vuole diventare lui stesso Dio , di Mitia Karamazov atterrito dalla bellezza << la bellezza ( che ) salva il mondo >>. Leggete questo saggio di Berdjaev e ne sarete affascinati
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