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Anno edizione: 2007
Anno edizione: 2022
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Il romanzo resta interessante per la capacità di descrivere la lacerazione umana e spirituale di una comunità e di una famiglia ebraiche mentre si sta per consumare la tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Il tema dello sradicamento e di tutto ciò che ne consegue è il filo che collega, nei vari capitoli, le figure ed il loro modo di pensare ed agire. Salonicco rimane sullo sfondo come realtà ormai perduta, sbiadita. Le riflessioni sull'antisemitismo e l'odio razziale sono soltanto abbozzate e lasciate alla sensibilità del lettore; la prosa non è sempre scorrevole.
Recensioni
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"L'ebreo di Salonicco" è un personaggio misterioso di una delle più belle autobiografie del Novecento: Anni di prova di Arturo C. Jemolo (1967). Pochi sanno che dietro quella definizione esotica si cela la figura, in carne e ossa, di un ebreo "modernizzante" (per usare la definizione cara a Jemolo). Saul Israel (1897-1981) da Salonicco si trasferì a Roma nel 1916, dove conseguì la laurea in medicina. Dei suoi inediti è già stata pubblicata La leggenda del figlio del re Horkham (Adelphi, 1984). Esce adesso questo romanzo autobiografico, dove gli ideali di un ebraismo riformato in senso profetico emergono con evidenza. Israel unisce alla saggezza dei greci il pathos di Buonaiuti, all'ombra del quale è cresciuto, insieme a quella cerchia di fedelissimi allievi così importante per la storia dell'ebraismo italiano novecentesco. Israel fu uno dei rarissimi modernisti ebrei nella Roma del primo dopoguerra. Pochi sanno che i capitoli più affascinanti nella storia degli ebrei in Italia concernono fenomeni di osmosi con la cultura circostante, salutari innesti prodotti da figure eccentriche, trasgressivi costruttori di ponti. Jemolo dirà nelle sue memorie che "l'ebreo modernizzante di Salonicco" soleva biasimare i suoi coetanei cristiani, colpevoli di "aver mandato Dio in soffitta". La stessa aspirazione universalistica, lo sdegno contro ogni egoismo integralista ("il Dio degli scapoli") sono adesso raccontati in questo interessante romanzo, che si avvale di una testimonianza-saggio del nipote. Le diverse posizioni dei componenti della famiglia Israel riflettono la pluralità dell'ebraismo contemporaneo. Leggendo questo libro sorge spontanea una domanda: perché in Italia, fra tutte le diverse posizioni l'ebreo ortodosso, l'ebreo laico, il sionista ancora oggi variamente fra loro contrapposte, ad avere la peggio sia sempre la prospettiva dei "modernizzanti". Alberto Cavaglion
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