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E' un piacere leggere in italiano, per me che non conosco il latino, grazie
Non condivido del tutto i commenti precedenti... in realtà, pur non essendo un capolavoro, è un saggio interessante e sicuramente colto. Posso dargli certamente la sufficienza.
Nel bimillenario Ovidiano Gardini (che insegna a Oxford ma NON latino) non può certo perdere l'occasione di scrivere su Ovidio. Che cosa? Nulla di particolarmente interessante, un piccolo manualetto o romanzetto su un poeta di cui si sa tanto - cosa non sempre scontata per gli autori antichi - adatto a chi vuole conoscere o ricordare questo poeta. Un libro di cui non si sentiva il bisogno, scritto con il solito minimalismo roboante del professore.
Recensioni
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Cosa ricorda l’italiano medio, una volta passati gli anni di liceo, del poeta Ovidio? Forse che si trattava di un poeta a dell’epoca imperiale, che a un certo punto aveva scritto qualcosa che si chiamava Le Metamorfosi? Se proprio se ne ricorda, allora gli sarà rimasta impressa l’immagine di un poeta molto poco engagé, virtuosista, un poco lezioso, che amava sciogliere la musicalità dei suoi versi in schiocche frivolezze.
Al contrario, quella passeggiata nella poesia che è Con Ovidio, il libro con cui Nicola Gardini (professore a Oxford) ci fa riscoprire questo splendido classico, non ha nulla di frivolo. Perché se gli argomenti ovidiani possono certo sembrare frivoli, soprattutto rispetto alla gravitas dell’epica virgiliana, in realtà nascondono in sé una dichiarazione di intenti di tale potenza da aver scosso nientemeno che Augusto stesso, che (a lato di altri motivi, perduti nel tempo, di cui non ci sarà mai dato conoscere) arrivò addirittura a bandire il poeta abruzzese.
Ma potevano davvero quei versi scatenare tanta furia? Sì, soprattutto se si considera l’immane scontro che logorò la poesia latina quasi fin dalle origini: quello tra l’otium dell’amore, della poesia e dello studio, e il negotium degli affari, della guerra e della politica; uno scontro in cui Ovidio si schierò, con la forza della sua eleganza poetica, dalla parte dell’otium. Per lui lì, infatti, va ricercato il senso più alto di questa vita mutevole e incerta (e l’incertezza, non a caso, è per Gardini la "sorgente nascosta" di tutta la sua poesia).
Ma sotto Augusto quella era la parte perdente, visto che i poeti erano chiamati non a sprofondare tra dolcissime e sensibilissime riflessioni, quanto piuttosto a suonare la tromba dell’epica, attributo di necessità per il neonato regime. Fu così dunque che Ovidio, novello Fetonte (personaggio amatissimo dal poeta), cadde in disgrazia per la grandezza del suo gesto, la sua forza rivoluzionaria sedata nell’esilio. Un esilio difficile e pieno appunto, di "incertezze", in cui Gardini, con le sue traduzioni poetiche e la ripresa puntale degli elementi tecnici della poesia (topoi, metrica, lessico), lo segue da presso, magistralmente; e noi con lui.
Recensione di Elena Malvica
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