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Testo con poche aspettative
Un Amarcord quasi felliniano, appunti sull’estate di una ragazzina di 13 anni in quel triste anno 1976 che vide la cacciata di Isabelita Peron e la presa di potere con la forza dei militari, capeggiati che Jorge Rafael Videla (e dai suoi compagni di merende che gli succedettero) che tanti danni e massacri inflissero all’innocente popolazione argentina, una violazione dei diritti democratici che durò ben sette anni. Sempre con la scusa di arginare il comunismo, in realtà per arricchirsi a spese di una popolazione vessata ed estremamente impoverita. La Pineiro non si addentra negli orrori del regime militare, non parla delle madri di plaza de Mayo, delle migliaia di studenti universitari e giovani brutalmente assassinati gettandoli, vivi, da aerei in quota sull’oceano, morti spaventose e oltremodo disumane. Avendo scritto il romanzo nel 2013, avrebbe potuto farlo, ma si è limitata ai ricordi della sua giovinezza, ricordi quanto mai vividi e magnificamente descritti. Un approccio “morbido”. In questo si distingue nettamente dal Giardino dei Finzi Contini, di Bassani, dove il dramma della deportazione degli ebrei nel periodo mussoliniano entra prepotentemente alla ribalta. Paradossalmente, il titolo è di forte attualità in Italia, dove un PD falciato alle elezioni di marzo 2018 si è doppiamente svenato rifiutando un’alleanza con i Cinque Stelle e mandando la Lega al potere, salvo poi stracciarsi le vesti perché abbiamo un governo di destra! Ha perso anche le mutande, il povero PD, mentre almeno il padre della Pineiro le ha conservate, più o meno intatte.
Il titolo e la trama mi hanno convinto ad acquistarlo in un minuto, condizionato anche dalla grande passione che ho per la letteratura sudamericana. Forse sono stato "tradito" da un eccessivo entusiasmo. Il libro non è male, interessanti i personaggi, nonché l'intreccio con il contesto storico. Mi sa un po' di forzatura la seconda parte, nonostante qualche elemento interessante. Da leggere in treno o prima di andare a letto. Non male, ma di certo non è uno di quei libri che ricorderai per tutta la vita...
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