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Un romanzo strano: fatto di storie dentro ad altre storie, dove i ricordi di un anno trascorso si intrecciano con le esperienze di poco prima. Inizialmente ci si perde un po', ma poi è facile identificarsi con le protagoniste (liceali all'ultimo anno) e con la loro voglia di grandi esperienze, deluse da una realtà un po' troppo piatta.
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Silvia Ballestra
IL COMPAGNO DI MEZZANOTTE pp.175, e 12, Rizzoli, Milano 2002L'ultima fatica editoriale di Silvia Ballestra - marchigiana,1969, già autrice di numerosi best-seller, fra cui citiamo almeno il Compleanno dell'iguana (1991) e La guerra degli Antò (1992) - è tutta risolta in una notte, una lunga notte estiva, nel 1987 a Porto San Giorgio, di chiacchiere e ricordi che si srotolano, come spesso accade, intorno ai tavolini di un bar. È mezzanotte: al caffè Moldavia, complici il caldo, l'insonnia e le inquietudini oniriche, si incontrano Nina e un'amica; la prima è una nostra vecchia conoscenza, in quanto protagonista di altri romanzi dell'autrice - La giovinezza della signorina N.N. (Baldini & Castoldi, 1998; cfr. "L'Indice", 1999, n. 1), e Nina (Rizzoli, 2001; cfr. "L'Indice", 2001, n. 6) -, mentre la seconda, che resta anonima, ha il compito di iniziare e concludere la narrazione, prendendo la parola nei due capitoli-cornice che fanno da soglia al romanzo.
Alle due giovani, ragionanti non d'amore ma di storia dell'arte e del loro futuro di universitarie prossime a spiccare il volo lontano dalle radici del natio borgo selvaggio , si aggiunge, in preda ai postumi di una sbronza colossale di sostanze stupefacenti, un loro conoscente punk "d'origine abruzzese", che calza il curioso soprannome di Lu Purk. È lui il "compagno di mezzanotte" che, cominciando a discettare di occasione di una lunga rievocazione del suo recente passato di liceale, rievocazione che costituisce l'anima del racconto e in qualche pretestuosa maniera anche l'antefatto degli altri due volumi dedicati a Nina stessa.
Questo flash back, che investe Nina del ruolo di narratrice di secondo grado, riguarda la sua conflittuale amicizia con tale Sonia Pallavicini, meglio nota come Sonia Palladimerda, giovane disadattata di buona famiglia, fino a non molto tempo prima intima della stessa Nina e di Nora, altro personaggio femminile di rilievo del racconto. Le tre ragazze condividono un tratto significativo del loro percorso di formazione adolescenziale, sperimentano insieme solitudine, solidarietà, sofferenza, sogni, ambizioni; fra loro Nina è la più saggia, Nora la più pragmatica, Sonia la più inquieta e irrisolta: ma si sa, l'unione fa la forza, e insieme sopravvivono a quasi tutto, le delusioni amorose, le incomprensioni degli adulti, la noia della scuola, le frustrazioni del fisico e della mente... Poi l'equilibrio si spezza, Sonia si fidanza - felicemente? - con il disperato e tenerissimo Checco Ceramìcola, caro amico di Nina, e il trio diventa un duo; poi Sonia tradisce, lasciando che il proprio padre, l'allupato quanto apparentemente integerrimo professor Pallavicini, diffami gravemente le sue amiche, con la finalità, non certo nobile, di salvare la propria reputazione di brava ragazza di provincia. Intanto, sul caffè Moldavia, albeggia: "Che razza de storia!", chiosa Lu Purk e, accompagnato dall'arsura della sua sete leggendaria e insanabile, si dilegua.
Questo è quanto: Sonia Palladimerda, riemersa come un incubo nella calura di una notte di fine estate, verrà sepolta (ma non imbalsamata, secondo quanto l'amica di Nina, sulla scorta di Flaubert, espressamente richiede ai lettori nel poscritto conclusivo) nelle nostre menti come un personaggio tanto sgradevole, untuoso, sbifido nella sua disperazione, quanto, sostanzialmente, inutile. Inutile sì: perché dopo un avvio piacevolmente sospeso tra il lirico (come in Nina sono emozionanti le descrizioni di certi paesaggi - stati d'animo: "Lungo l'orizzonte si riflettevano (...) vivide lingue d'incendio (...) così che in tanta quiete era come se ogni litigio di voce umana avesse chinato docile il capo, lasciandosi condurre per mano, smorendo pian piano la luce, fin dentro il cuore fresco e ristoratore della sera") e il tragicomico (valgano per tutti i versi deliranti di Lu Purk: "Non la tua mediocrità davanti a un fiotto / de sangue. / Lasciame morire ora / perché nun so se fra dieci anni / te ricorderai la mia voce. / Oblio assalimi, baciami Dioniso! / Oblio assalimi, baciami Dioniso! / T'ucciderò col rasoio nella vasca da bagno. / Nella vasca. / Da bagno."), tra la dolcezza e l'aggressività, il romanzo si spegne in uno sciabordio di acque fin troppo chete, nella ripetizione un po' stanca di luoghi che per esser comuni sono comuni, ma non hanno più quella nitidezza né quella rabbia sconsolata che animavano altre pagine della Ballestra.
Nemmeno il dolce smarrimento di Nina, la sua triste ribellione, il suo carattere dominato da "un segno di fuoco con ascendente mestruazioni" bastano a dar vita fittizia a quello che sembra un documentario, magari ben riuscito quanto al montaggio, sul mondo mica tanto sotterraneo degli adolescenti di provincia. Il poscritto finale, ambientato " some years later " (estate 2002), chiude un sipario che auspichiamo definitivo su un personaggio di cui, per citar Neruda, "non s'è detto nulla, ma tutto".
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