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Un giallo baltariano, la 20° indagine del personaggio ideato da Gianna Baltaro. Nella Torino anni '30 ormai prossima allo scadere del decennio, un pittore dissoluto ma a suo modo leale viene trovato cadavere a Palazzo Graneri, allora come ora tempio dell'arte torinese. L'ex commissario Martini si sente troppo coinvolto dai ricordi che lo legano a quel luogo, e volentieri tornerebbe nel podere di Diano d'Alba a curare i suoi vigneti. Ma l'amicizia per il commissario capo Ferrando, che chiede l'ausilio del suo savoir-faire e del suo intuito, lo trattiene. Ha inizio così un'indagine dall'andamento lento, ma solo inizialmente, che prende velocità come un treno e porta Martini a investigare il mondo dell'arte torinese, studiando ogni indizio utile per scoprire un colpevole e rendere giustizia a una vittima. Non sarà così facile, forse neppure possibile. Un complotto internazionale? oppure il solito "batuffolo d'ovatta ripieno di cimici, di veleni, di rancori" per dirla con Bruno Quaranta? La soluzione spetta ad Andrea Martini, in un crescendo di consapevolezze che conducono alla sorprendente catarsi finale. La trama è affascinante e ambiziosa, sospesa tra passato e presente. L'intrigo giallo c'è e tiene, baltariano nella puntigliosità. Per Bartolone & Messi il gusto per la narrazione e l'intento di rendere onore all'amica scrittrice e alla città d'ambientazione, salvando dall'oblio una gran parte delle sue buone cose. E hanno molto spazio la storia, le vie, l'arte. Gli Autori proseguono lo stile inaugurato dalla scrittrice subalpina, indiscussa maestra del genere, di cui sono i più diretti discepoli: giallo torinese gentile, sabaudo, gozzaniano.
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