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Non è più un fenomeno, il riciclaggio, ma una fisiologia del sistema finanziario. Duole doverlo ammettere, ma i dati e l'impatto sulla prassi parlano chiaro. Le cifre sono sconvolgenti, anche se si devono registrare importanti passi in avanti nelle tecniche di indagine e di prevenzione.Il "rischio di riciclaggio" mina le strutture produttive sane, gli intermediari finanziari seri ed affidabili, i professionisti attenti e scrupolosi. Le direttive europee, giunte alla Terza del 2005, dalla quale scaturisce il decreto legislativo 231 del 27 novembre 2007, "rincorrono" i riciclatori, con norme sempre più stringenti ed estese. L'approccio cambia nel tempo; dal semplice "non fare" o "vietare" al più complesso "fare in modo che non si faccia". La repressione si fa precedere sempre più dalla prevenzione.Ecco che il testo comunitario, ripreso fedelmente nel nostro decreto, introduce concetti "aziendalistici" di compliance, di rafforzamento dei controlli interni, di libertà di agire entro policy che al contempo tutelino gli intermediari ed i soggetti obbligati dal punto di vista della stabilità loro e, transitivamente, del sistema economico-finanziario tutto. Troppe le novità, rispetto all'apparato legislativo previgente, per non farne una trattazione articolo per articolo; commenti e tracce operative che vogliono servire alla vasta platea di soggetti obbligati a meglio districarsi nell'adempimento dei loro doveri, con l'ambizione di ridurre le zone "grigie" (e il conseguente "rischio sanzioni"!) e favorire un rapporto con l'utenza che sia il meno traumatico possibile.Un'appendice completa dei riferimenti legislativi, sia primari che secondari; della giurisprudenza; dei pareri delle Autorità, unite ad una ricca bibliografia, ci si augura siano utili non solo agli studiosi, ma anche e soprattutto a chi deve (e dovrà sempre più) misurarsi, nel quotidiano, con l'interdisciplinarietà tipica di questa materia.
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