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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2003
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Uno dei misteri e dei regali più grandi, uno dei più intraducibili e sorprendenti risultati dello spirito umano, necessità e salvazione, abbandono e sollievo. Un vero linguaggio nel linguaggio nelle cui radici è complesso indagare almeno quant'è inutile, perché le logiche dovrebbero tuffarsi in lontananze e segrete interiori così inesplicabili da uscirne per forza di cose inerti o stanche del tutto. C'è il riso di accoglimento, il bambino lo vede subito nel viso dei genitori, è il "riso essenziale, un riso che veicola subito reciproco legame e riconoscimento". E c'è quello di esclusione, un tizio messo ai margini da un gruppo che vuole proteggersi, "quello crudele che ride della propria forza sugli altri". Meraviglioso il rimando a Bachtin, pietra angolare col suo carnevalesco "come fenomeno universale dell'umano", cioè il riso su base folclorica dove non c'è uniformità nel modo in cui esso si articola e dove "la gente non ride più nello stesso modo e spesso neppure per gli stessi motivi". Ma il perno che regge ogni riflessione è "il riso come carattere inconscio della vita, lotta biologica del vivente contro la materia". Viene a cucirsi non a caso in tal senso quel monumentale verso di Pessoa: "La vita sarebbe insopportabile se ne prendessimo coscienza". L'autore attraversa ogni possibile spunto che offre il tema: la commedia come luogo "delle sproporzioni fra ciò che è detto e fatto e le verità della natura"; il genio antipodale fra riso e pianto, alleati spesso gemelli se si può ridere fino alle lacrime; e ancora il riso come "messa in crisi delle convenzioni e dei paraventi sociali e regressione a quegli impulsi originari che la società si studia di rimuovere, o razionalizzare". Senz'altro uno dei più belli attacchi miglior al potere, la forbice di Harpo Marx che taglia il bel cilindro del notabile, dal Grammelot che sbeffeggia nelle sue sillabe folli al comico Pirandelliano inteso come "confine del poetico, recupero d'ebbrezza innocente". Un Sini grandissimo.
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