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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2018
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Senza mezze misure, visionario, linguisticamente potente e sorprendente, sboccato. È un po’ l’ennesimo ritratto dell’Italia di oggi, è l’ennesimo romanzo di formazione della gioventù al tempo presente, ma tende a uscire da certe gabbie, con due protagonisti e gli animali che si portano dentro, e con un finale davvero inatteso. È Cometa (248 pagine, 15 euro) di Gregorio Magini, quasi quarantenne, di professione programmatore, ma con più di un’incursione letteraria in curriculum. Lo pubblica Neo edizioni, casa di ricerca, a cui le maggiori guardano con malcelato interesse, ultimo esempio il passaggio di Paolo Zardi a Feltrinelli.
La debolezza, l’ansia di vivere, l’imperfezione, le emozioni e la rassegnazione di Fabio e Raffaele, amici quasi per caso che si completano per qualità individuali e modo di stare al mondo, sono ben interpretate sulla pagina da Magini, che li segue mentre crescono dagli anni Ottanta agli Zero – un arco temporale in cui finiscono per essere un po’ più soli e disadattati di quanto già non fossero in principio. C’è tanto grottesco innestato nella realtà, che emerge nella prima parte, e poi deborda nella seconda.
Sesso e realtà virtuale sono due poli di riferimento di questo romanzo, con due protagonisti incapaci di vivere relazioni stabili, autentiche: Fabio è sensibile, un misantropo e introverso «nerd col pallino dei social network», Raffaele («Non lavorare, non aspettare, non invecchiare») insoddisfatto e inquieto, se ne sta in una porzione di mondo, fra droghe e sesso. Il primo proporrà al secondo di creare un nuovo social chiamato Comeet, ma alla fine sarà solo Fabio a realizzare, finendo però in un gioco più grande di lui… Sprecano tempo e bruciano energie in un mondo in cui quasi non c’è traccia di relazioni (tutt’al più interazioni, connessioni), Raffaele e Fabio, vanno di corsa, hanno poche speranze e tanti istinti, incoerenze e debolezze, ma anche uno sguardo spiazzante su persone e cose.
Nel corso della lettura sarà naturale considerare molte pagine fastidiose, poco accomodanti, specie all’inizio. Poi ci si accorge di essere sprofondati in vicende inventate eppure sovrapponibili a quelle di tanti di noi. Senza che necessariamente arrivi il momento dell’immedesimazione coi due protagonisti, anzi è auspicabile discostarsene e provare a guardare tutto dall’esterno, senza farsi sopraffare da certo ritmo allucinato del romanzo di Magini, il cui merito principale sembra essere far galleggiare la storia su una lingua mai manierista, mai costruita, labirintica, spesso lirica, spesso irriverente.
Recensione di Arturo Bollino
Vent’anni fa, nel dilaniare Verso la fine del tempo di John Updike, David Foster Wallace coniò la definizione di “Grande Maschio Narcisista”, che includeva anche Roth e Mailer: autori ancora convinti che il sesso potesse essere “cura per la disperazione in quanto tale”. Dopo il collasso – almeno simbolico – del patriarcato, amore e sesso hanno continuato a essere strumento d’indagine sul sé, ma in un modo che è rapidamente mutato, come dimostrano tre romanzi appena usciti, Le donne amate di Francesco Pacifico, Cometa di Gregorio Magini e Le stelle cadranno tutte insieme di Iacopo Barison, che li tematizzano secondo declinazioni echeggianti le ultime generazioni passate dal 900: Pacifico e Magini (1977 e 1980) sono divisi da soli tre anni, ma il primo pare appartenere, per piglio, più ai “baby boomer” che alla “generazione X”, mentre Barison (1988) aderisce in pieno ai “millennial”.
Se il protagonista di Pacifico è mosso da un desiderio di ordine, quelli di Magini paiono cercare, più che forma, significato.
Il romanzo comincia ricordando un mondo in cui il sesso era centrale – “I miei genitori scopavano sempre e mi piaceva guardarli” è l’incipit – per far atterrare i suoi personaggi in una contemporaneità dove, finita in farsa la politica e sgretolata la famiglia, i rapporti amorosi paiono l’unico spazio di costruzione del sé rimasto. Ma il mondo dei genitori è scomparso con i Grandi Maschi Narcisisti, e così il protagonista-satiro è condannato alla disfatta, mentre il suo “doppio” nerd intuisce che c’è un tempo a venire in cui, forse, “si può semplicemente amare”, ma non è in grado di afferrarlo perché la sua inettitudine in quello precedente lo ha ormai messo fuori gioco.
Vanni Santoni
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