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Una delle leggi taciute di questo Universo recita: Il livello evolutivo di un individuo,lo si misura da come tratta i più deboli. Solitamente associamo il termine "deboli"agli animali,ai bambini,agli anziani,ai disabili,... raramente qualcuno ha quel tanto di senso critico da ammettere che,spesso,siamo proprio noi i più deboli,soprattutto quando la vita ci mette di fronte o addirittura ci immerge in certe situazioni.A quel punto,come trattiamo noi stessi? Nemmeno troppo tra le righe,in questo romanzo,viene descritto il disagio e lo squilibrio non solo di un individuo qualunque che si trovi ad essere lascito da un partner di cui è ancora innamorato,ma anche quello di una generazione che ha appena finito di combattere un passato che gli stava stretto,per iniziare a combattere un futuro che non lo considera proprio,con l'amara consapevolezza che comunque vada,sarà una lotta.Come il topo Roger,anche Lorenzo sarebbe andato incontro al suo destino.
Microambienti e un bestiario minimo per il romanzo d'esordio di Marco Marinelli. Alla soglia della crisi dei suoi primi quarant'anni, Lorenzo si aggira goffo e insicuro da un microambiente all'altro. Luoghi al chiuso e all'aperto, comunque delimitati (il suo giardino, il parcheggio in un quartiere residenziale). Immancabili i non-luoghi, tipo la Bricofer e la SNAI. Il suo stesso appartamento fuori città, in cui si è trasferito da poco, più che proteggerlo risuona di quella "sensazione di instabilità continua" che sembra perseguitarlo. Difficile da cancellare a forza di drink e un po' di sballo. Come una macchia fastidiosa. "Respirare l'aria di chiuso era sentirsi vivi", è di questo che ha bisogno per riordinare i pezzi del fallimento del suo matrimonio e andare avanti, anche se l'illusione di ricominciare soffocherà proprio nella mansarda del suo nuovo amore. Fra amici di gioventù, vicini e parenti, a fargli da compagnia un bestiario minimo: oltre al pinguino del titolo, una citazione al cane Hachiko, i cavalli "rifugio mentale alle situazioni di disagio" e - il mio preferito - il topo Roger, predestinato ad un terribile destino da cui, forse, si salverà proprio grazie all'indolenza del protagonista.
Come un pinguino con le scarpe. L'incauto lettore che, attratto dal titolo, si approcciasse al Pinguino con le scarpe ( 2015, 161 pg., Italic) come ad un divertissement si ritragga: siamo di fronte ad un romanzo sul disagio generazionale di crescita, che giocoforza si colloca ora verso i quaranta, e soprattutto ad uno scontro di personalità dal quale non scaturisce soluzione. La difficoltà prima per il lettore potrebbe essere quella di addentrarsi in un dedalo di piccoli avvenimenti i cui protagonisti non sono mai forniti di carattere esaltante, né generano simpatia immediata, e proseguire invece prendendo le difese dell'uno o dell'altro e facendosi "racconto". Lorenzo sembra far fatica a funzionare senza lo stimolo della moglie Marika, più decisa di lui nel considerare finita la voglia di stare insieme ed anche nello sparecchiare la cena, nonché nella scelta del vestiario. Pian piano si scoprono gli amici, i vicini, gli scommettitori dei cavalli, le rotonde stradali, il Bricofer, una popolazione di prati, tosaerba, scambisti nessuno sopra le righe, anzi tutti sotto. Quest'ultimo forse è uno dei tratti portanti dello scritto: come in un long playing "concept" dove nessuna canzone è facilmente cantabile, ma la fine del disco arriva presto e si può anche girare la facciata. Per restare in tema di linguaggio, si apprezza l'assenza di pressanti "social network", bullismi, e l'apparizione delle militanti di sinistra al termine, come doverose attrici e non rimpianto di un tempo che fu. La descrizione di un mondo reale, fatta in modo da estrarre pregi e difetti da ogni personaggio, fino a rispettarlo, senza bisogno di amarlo.
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