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Libro candidato da Paolo Ferruzzi al Premio Strega 2022
Come passeri sui cavi offre un profondo affresco umano di una ricca famiglia campana le cui esistenze, in crisi, si incontrano. I personaggi si scopriranno passivi, rassegnati, impotenti, ognuno condizionato da una cieca e inarrestabile casualità che determinerà incontri, gesti estremi e un delitto. Sofia, la protagonista, donna diafana e spenta, sarà l'unica in grado di intraprendere un graduale percorso di crescita giungendo a una sorta di chiaroveggenza esistenziale; al contrario suo marito Guido, personalità eroicamente decadente si scontrerà con una sorte avversa. Storie a confronto tra loro, come quella del ventitreenne Fabio, figlio di una moderna generazione che conosce solo il presente o quella di Hermes e Tommaso, il cui sentimento sembrerebbe superare la contingenza per abbracciare l'eterno. Eppure, prima o poi, tutti saranno messi al palo da una realtà che nega la vita, in una Napoli nebbiosa e desolata, simbolo di umane solitudini. Romanzo lirico e atmosferico, che delinea un'epoca in cui la coscienza è smarrita, con un finale assolutamente imprevedibile dove l'amore bilancia la morte e viceversa, sempre più invadendone i rispettivi confini.
Proposto da Paolo Ferruzzi al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:
«Come su un'alta impalcatura che avvolge un grande affresco da sempre visto da lontano ti meravigli dei particolari dipinti che definiscono volti e cose e ti sorprendi delle screpolature, delle fessurazioni che si avvolgono nella patina depositata su colori offuscati dal tempo. Così nel grande affresco di Come passeri sui cavi vedi Napoli priva di caroselli dipinti e affrescata di grigio in una "scenografia illusoria fatta di malinconica cartapesta incantata" che nel vicino ravvicinato appare come labirinto di cicatrici tra la nervosa rete di stradine affacciate su un mare nero e gonfio a dismisura. Come su un'alta impalcatura osservi da vicino una città nebbiosa e desolata astratta e avvolta in saracinesche abbassate come per paura collettiva generata da un black-out esistenziale che oscura ciò che circonda da lontano e illumina da vicino, con piccole fiammelle accese, personaggi accatastati in rinunce, insicurezze, abbandoni, determinazioni e intraprendenze sulla bilancia dell'amore e della morte. Una città delle "umane solitudini" che si contrappongono tra loro e che la miopia, da lontano, ha fatto percepire dei sentimenti solo alcune gradazioni di colori sfocati e toni indistinti. Solo l'impalcatura di un narrare lirico ci porta in ravvicinata vista a scrutare le pennellate che dipingono i volti e i sentimenti di Sofia, di Guido, di Fabio, di Mauro, di Debra, di Giulia, di Nanà, come di quella umanità di cartapesta che affolla i presepi dei ricchi signori e dove solo il profumo di cuoppi e pasta cresciuta (forse) potrà ricucire. Un romanzo da leggere perché è un vero romanzo senza termine e con un finale drammaticamente imprevedibile ma anche lirico come "quei passeri accostati piuma a piuma sui cavi elettrici delle periferie".»
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