L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2018
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Quello di Carabba è decisamente un romanzo di formazione, ricco di sperimenti linguistici alla maniera di altri autori bizzarri e meravigliosi, come il francese Daniel Pennac e l'italiano Gadda, del resto entrambi condividono lo stesso nome. È una coincidenza o è l'opera di una strega? Ed è proprio la coincidenza uno degli elementi presenti nell'opera. Per sapere di che coincidenza si tratti non vi resta che scoprirlo immergendovi nella lettura.
La storia non c'è. O meglio, si esaurisce nelle righe della quarta di copertina. Tutto il resto - ossia 164 lunghissime pagine - sono una raccolta di pensieri, riflessioni, brevi flash di ricordi in cui l'autore autobiograficamente ripercorre il liminare tra la giovinezza e l'età adulta, muovendo dallo spartiacque della morte di una cara amica. Il tutto raccontato con similitudini lunghe 7/8 centimetri (sì, l'unità di misura è la lunghezza, non le parole) con sfoggio di forbito eloquio e termini desueti. Capisco che nel panorama attuale in cui molti libri non escono dalla triade lessicale mamma-cacca-nanna, il libro di Carabba spicchi per complessità di pensiero e rafinatezza di parole. Ma la storia non c'è. E solo la dedica finale al proprio psicoanalista, consente una qualche indulgenza sul giudizio finale.
Esiste un modo consono, un modo logico, uno più o meno educato, di reagire quando si apprende della morte di una persona cara? E cosa ci succede, dentro, se inaspettatamente e quasi contro il nostro volere, non riusciamo a comportarci nel modo che gli usi, le consuetudini e la coscienza richiedono in queste circostanze? Per quanto tempo il senso di colpa può giudicarci? "Come un giovane uomo" è un romanzo autobiografico nel quale Carlo Carabba, con l’uso di una scrittura estremamente ricca, rivive e analizza con lucida autocritica le sue reazioni alla notizia di un’amica entrata in coma. Una notizia che apprende lo stesso giorno in cui, dopo lunghi anni di attesa, finalmente a Roma cade di nuovo la neve. Giorno che per tale avvenimento soltanto avrebbe voluto ricordare ma che invece lo porta a fare scelte sulle quali non smetterà più di riflettere, di ritornare, di mettere in dubbio e rivalutare. Perché elaborare interamente una perdita non vuol dire soltanto intraprendere un imponente viaggio dentro se stessi, ma accettare un passato che troppo spesso risulta incapace di stare in equilibrio tra rimpianto e rimorso.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La neve e la colpa, l’età adulta secondo Carabba
Stile e sentimenti levigati, approccio colto e letterario, per un viaggio nei ricordi che ha come nume tutelare Proust, ma che non ha paura di “sporcarsi le mani” con riferimenti a serie e trasmissioni tv, cartoni animati, film non certo d’essai. C’è un libro che funziona così: l’esordio nella narrativa di Carlo Carabba, allevato alla scuola di “Nuovi Argomenti”, poeta e principale editor di Mondadori, è di quelli che meritano attenzione.
Il suo memoir, Come un giovane uomo (174 pagine, 17 euro), è pubblicato da Marsilio, nel nuovo corso targato Chiara Valerio. E si accende dopo un abbondante nevicata romana, a vent’anni da una precedente, legata all’infanzia e vagheggiata a lungo. La capitale imbiancata, però, porta con sé una tragedia: l’incidente di un’amica, Mascia, il ricovero in ospedale, il coma e la sua morte. E la singolare e dolorosa coincidenza per il protagonista, che scrive in persona, di dovere andare a Milano, proprio nel giorno del funerale di Mascia, per la firma di un importante contratto di lavoro.
Di riflessione in riflessione e di digressione in digressione, in un lungo flusso unico, l’introspezione della voce narrante ci conduce a lunghi paragrafi, in periodi anche complessi, ma non certo illeggibili. S’affastellano ricordi, d’infanzia e d’adolescenza, legati a episodi e ad amici dell’infausto presente, a chi sta al capezzale dell’amica. E la necessità di misurarsi – filosoficamente, consapevolmente, e in modo non consolatorio – con la vita, con le coincidenze, con l’età adulta e con l’esistenza della morte, dribblata forse da troppi anni, irrompe prepotentemente. Con altrettanta forza emerge l’essere poeta di Carabba, la sua prosa ricercata ne risente, felicemente, e si nutre di figure retoriche proprie dei componimenti in versi.
C’è, naturalmente, sofferenza, c’è una quota di dolente malinconia nelle pagine del libro di Carabba, temperata però anche da tanta lucidità. C’è dolore, ma anche eleganza, senza sbavature mielose. E c’è rivelatore di molto, nei ringraziamenti di Come un giovane uomo, un riferimento allo psicanalista frequentato per anni. Il lustro che Carabba ha trascorso a scrivere questo libro (che è tra i semifinalisti del premio Strega) e a trovare la voce giusta è stato ben speso. Chapeau.
Recensione di Arturo Bollino
I vincitori del concorso "Caccia allo Strega 18"
Silvio D'Amico - Recensione stregata scelta da Carlo Carabba
Fra rimandi alla cultura pop contemporanea e influenze letterarie classiche, fra coincidenze casuali e non sempre desiderate, Carlo Carabba muove da porti in apparenza sicuri per tuffarsi verso temi esistenziali che toccano le corde dell’animo umano con grande sincerità. Si tratta, in estrema sintesi, del racconto struggente di un giovane uomo, di ciò che gli sta attorno, di ciò che porta dentro quando un’amica muore e di come, non senza impegno e fatica, ogni giovane uomo può riuscire ad accettare ciò che ama meno di sé. Molto lucido e toccante allo stesso tempo, questo romanzo d’esordio conferma l’indole ostinata del Carabba poeta quale investigatore dello spirito. L’uso della digressione è frequente, non soltanto come cifra stilistica della prosa, ma anche come contenuto, peraltro dichiarandolo nella citazione iniziale di Carlo Levi, in quanto rappresentazione del tentativo umano di fuggire dalla morte, o quantomeno dalla paura della morte – propria e altrui – e la costante ricerca, altrettanto vana, di una consolazione che tende sempre a svanire. Ma il percorso arzigogolato del pensiero dell’autore in cui, fra virgole, incisi e parentesi ci si smarrisce con immenso piacere, questi segni invisibili tracciati attorno la morte della cara amica Mascia non sono i malefici sigilli di una strega che ottunde le menti degli stolti con pie illusioni di un aldilà migliore e nemmeno inganni posti come molliche nel bosco per attirare gli incauti verso sfrenate mitologie laiche. I suoi incantesimi semmai illuminano il dolore che si prova di fronte alla morte e tutte le reazioni che ne derivano, fra cui la vergogna di non essere abbastanza forte da sopportare quel dolore. Consigliatissimo.
Carolina
"Come un giovane uomo" è un libro di quelli che in Italia ultimamente non si vedono spesso. Una scrittura ricca, attenta, dettagliata, quasi eccessiva nella sua meticolosa ricerca della parola perfetta in ogni frase. Un libro che strega per tutta la sua durata? No. È un libro che strega, come possono stregarci alcuni attimi della vita, inseriti in una cornice apparentemente non degna di nota ma in cui rimaniamo senza fiato, folgorati da un pensiero all'apparenza insignificante, che in quel momento invece è tutto. Questo libro è così. Fa fermare a riflettere su quanto il corso delle nostre vite, gli incontri che facciamo, le relazioni che instauriamo, siano più spesso di quanto pensiamo affidate al caso. E così, quando lo chiudiamo, incerti se sia o meno un nuovo grande pezzo di letteratura contemporanea, ci ritroviamo inevitabilmente a ringraziare per quanto la vita ci abbia offerto. Allo stesso tempo, il nostro sguardo si oscura per un attimo, pensando a quanto, sempre per caso, ci siamo persi, o cosa sarebbe successo se.
Federica
Quando si è bambini tutto ciò che si vede per la prima volta ha un risvolto magico, si imprime nella mente e assume tinte favolose. Carlo è un bambino e vede cadere sulla sua città, Roma, per la prima volta la neve. Ne rimane ammaliato: tutto è ricoperto da questa coltre tenera, soffice: è come se la spensieratezza e l'innocenza fanciullesca si fosse concretizzata. E così Carlo aspetta, aspetta impaziente di rivedere quello spettacolo. Ma cosa succede se quella neve, dal tocco fatato, improvvisamente si trasforma in una strega terribile, che distrugge tutto ciò che incontra? Molti anni dopo Roma è di nuovo imbiancata: questa volta, Carlo è impreparato all'evento. La sua migliore amica, Mascia, è coinvolta in un incidente automobilistico che la porterà al coma e alla morte. La neve diventa linea netta, di demarcazione tra la giovinezza e l'età adulta. Come è possibile che un avvenimento tanto felice, si possa essere trasformato in una forza malevola, portatrice di morte? In questo romanzo, Carabba ci tratteggia quella generazione di giovani uomini e donne che improvvisamente devono iniziare a fare i conti con la vita adulta. Un racconto molto vivido e reale, tanto da essere quasi un memoir (sia il protagonista che l'autore hanno lo stesso nome, Carlo).
Paola Adami
Perché un uomo che desidera si avveri di nuovo una atmosfera incantata che ha vissuto da bambino deve poi fare i conti con il suo cuore afflitto per la perdita di una amica? Dove si nasconde quella STREGA che ci fa sempre fare i conti con le negatività della nostra esistenza? Commovente il ruolo del protagonista nel quale ci si immedesima pienamente facendo proprio il dolore che ti strazia il cuore quando ci si trova al cospetto della, purtroppo irrimediabile, morte.
Giovanni
Come Un Giovane Uomo di Carlo Carabba è la storia di un ragazzo e della sua amica d'infanzia morta in un incidente stradale. La trama affronta il tema della morte e l'inevitabile dolore e sensazione di smarrimento con cui ci si deve confrontare in seguito alla scomparsa di una persona cara. Come la carta della Morte nel mazzo di tarocchi di una STREGA, questo libro suggerisce di inquadrare la fine come un nuovo inizio, un cambiamento e una rigenerazione. Consigliato.
La motivazione di Edoardo Nesi per la candidatura al Premio Strega
«Mi è parsa un'opera notevole, poiché con tenerezza e stupore Carabba riesce a raccontare compiutamente e lucidamente del suo personaggio, che soffre sia della nostalgia lancinante della giovinezza, sia dello sconcerto del dover e poter restare in vita nonostante la morte di chi più gli era vicino. Confido che questo romanzo d'esordio possa suscitare lo stesso interesse che ha suscitato in me.»
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore