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Dalla prefazione di Ninnj Di Stefano Busà. In questa sua seconda raccolta poetica, che porta il titolo emblematico "Come foglie in autunno", Ester Cecere appare più incisiva e coesa. L'esigenza di controllo sulla parola si fa più avvertita ed emozionata, p...ure se appartenente ad una scrittura che palesa fortemente il bisogno in sé di dialogare, di esternare il disagio accompagnando la scrittura con accenti suggestivi......... Sullo sfondo di un panorama denso di immagini e vivido per una coscienza lirica che lo simboleggia e lo coglie, vi è sempre trascritto a lettere cubitali un dolore, sordo, acuto, trattasi del dolore universale, trattasi della parabola più sofferta dell'intero pianeta. Non vi è gioia senza lacrime sembra tradurre la poetica di Ester Cecere, non vi sono sogni senza la sofferenza del risveglio. .........Questa poetica ha punte di pessimismo, ma non è mai oggetto di dolore dilacerante, non si consegna al disagio, al male ineludibili; non si lascia sopraffare dal contingente; lotta, fa sue le regole del gioco secondo le quali la vita va vissuta in funzione della conquista, per la sopravvivenza, nella finalità di un aldilà di Luce che brilli allo stupore del primo mattino, con la consapevolezza di esser(ci) proteggendo i nostri intimi pensieri dall'autocommiserazione, dall'autodistruzione e dalla compassione, deducibili da questi versi: "Mi riempio/ dello stupore dell'alba/ che di rosa tinge/ della notte le ombre,/ dell'eterno sciabordio del mare/ sommessa preghiera di ogni vivente....." ......E ci pare una dichiarazione di Fede, di abbandono innocente e incantato, quasi un inno alla vita, perché ne esprima tutta la gratitudine, con lo sguardo rivolto al Trascendente che in quest'autrice si avverte sommesso, riservato, ma vivo. Un anelito verso l'Alto, un panismo fatto di religiosità e pudore, di candore e abbandono al Mistero.
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