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Come difendere la propria libertà - Chantal Thomas - copertina
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Descrizione


Partendo dal presupposto che la libertà, di fatto, non esiste, in quanto l'uomo sarebbe soggiogato psicologicamente da forze misteriose che sfuggono al suo controllo, l'autrice fa riflettere su questo bene prezioso, al quale ogni uomo anela ma che di fatto non possiede mai, nemmeno quando è sicuro di averlo. I concetti di libertà legati al non dover rendere conto, all'arte di viaggiare, di spostarsi, di passeggiare in solitudine, di distaccarsi dalle cose, sono visti come atti di grande libertà del singolo che osannano la scelta di Nietzsche che a soli 34 anni decide di abbandonare tutto per vivere una vita errante nella più completa libertà di pensiero e azione.
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Dettagli

2001
1 ottobre 2001
112 p.
9788822062437

Voce della critica

Questo è un piccolo ma denso libro che affronta il tema della libertà non in termini filosofici o politici ma come condizione di vita in termini psicologici e di costume.

Il soggetto di questo libro di Chantal Thomas, uscito in Italia nell'ottima traduzione di Anna Benocci Lenzi, affronta l'idea di libertà individuale al di là delle più sottili teorie fondate sul liberalismo storico e politico. Partendo dal presupposto che la libertà di fatto non esiste in quanto l'uomo sarebbe soggiogato psicologicamente e politicamente da catene invisibili, forze misteriose che sfuggono al suo controllo (non si può non pensare qui al potere dell'inconscio e al determinismo freudiano), l'autrice fa riflettere sul possesso di questo bene prezioso che è appunto la libertà negli aspetti più diversi del quotidiano. La libertà, infatti, è un bene al quale ogni uomo anela ma che di fatto non possiede mai, nemmeno quando è sicuro di averla. D'altra parte, chi non ha subito all'interno della famiglia, di una istituzione scolastica, di un collegio, la limitazione di libertà prodotta dalla rigidità dei regolamenti e da norme a volte improntate al più determinato sadismo? Non a caso, Federico Fellini ricordava con un certo orrore la scuola dei salesiani di Rimini dove i suoi genitori l'avevano costretto ad andare: i suoni che provenivano dall'esterno, le voci dei passanti, il rumore delle macchine, assumevano per lui adolescente un'importanza straordinaria nella loro banale quotidianità, che gli ricordavano una libertà perduta. Il problema è che la libertà del vivere quotidiano spesso non è sufficientemente apprezzata da chi la possiede. La si scopre solo quando se ne è deprivati.

Scrive Cioran: "Sento che sono libero ma so che non lo sono". Questa strana sensazione e la stessa negazione si insinuano inaspettatamente anche nelle esistenze più realizzate ed impegnate. I momenti che derivano da questa situazione emotiva sono di grande importanza per l'autrice: essi creano intorno all'individuo quello spazio protettivo all'interno del quale potersi isolare per riflettere, fantasticare e meditare. Per creare cioè un rifugio della mente e celebrare la propria solitudine.

Chantal Thomas si sofferma sulla libertà dei giovani che contrasta con le norme genitoriali e che spinge alla soddisfazione, anche trasgressiva, dei propri desideri. Immagini del mondo infantile e adolescenziale si rincorrono nel libro: l'obbligo di rendere sempre conto fin da piccoli delle proprie azioni e sentimenti ai propri genitori, o quelle libertà prese di nascosto da bambini, rappresentano ancora oggi uno spaccato di realtà con una sua verità e consuetudine. Non serve a questo riguardo la continua richiesta degli adulti ai bambini di stare tranquilli, sollecitazione che richiama la violenza mortifera della noia. Questo rimanda alla "terribile anestesia generale della vita borghese" di cui parla Fritz Zorn nella sua opera Mars (???)

È in linea con questo pensiero la scelta di Chateubriand di andare per mare, come simbolo di un'intima libertà dello scrittore e apologia dell'arte di viaggiare e di progetti (certamente regressivi) di abbandonare ogni cosa e girare per il mondo. Lo stesso camminare, che permette la libertà di spostarsi e passeggiare, l'acquisizione di una lingua straniera, che permette di entrare in contatto con altre culture, sono espressioni di una libertà che spesso non si valuta nella sua profonda importanza. E così quell'immergersi nella natura di cui parla il filosofo tedesco Karl Schelle o quella libertà di cui parla Rousseau o lo stesso Nietzsche. Quest'ultimo poi, com'è noto, a trentaquattro anni fa la scelta radicale (forse indotta dalla sua nota sofferenza mentale) di abbandonare tutto per poter vivere una vita errante nella più completa libertà di pensiero e di azione. Lo stesso Flaubert è partito per l'Oriente ubbidendo a un desiderio inconscio di separarsi dalla madre. Hemingway si è posto come esempio di individuo intollerante di ogni limitazione della propria libertà di avventura e di movimento. Arthur Miller si è vissuto come modello di vita fondata sulla libertà sessuale. E così Casanova, un esempio straordinario di intolleranza verso relazioni stabili e limitanti la propria libertà affettiva e sessuale. Scrive infatti quest'ultimo: "Ho amato le donne come un pazzo ma a loro ho sempre preferito la libertà".

In questo libro, che si legge d'un fiato e con grande piacevolezza, Chantal Thomas ha riportato con arguzia e leggerezza tutte francesi, interpretazioni, pensieri, citazioni di grandi uomini che, dall'antichità a oggi, si sono interessati e appassionati al concetto di libertà in relazione soprattutto alle istituzioni sociali, educative e politiche, ma soprattutto in relazione al mondo interno di ogni individuo dominato, che lo si voglia o no, dalle proprie dinamiche inconsce. Il pensiero di Chantal Thomas ci costringe a chiederci: quanti oggi hanno il coraggio e la libertà interna di poter realmente e consapevolmente fare ciò che effettivamente desiderano?

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