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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2004
Anno edizione: 2015
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Deludente. Non lo consiglio.
Consigliato! Non conoscevo l'autore, se non come nome, e si è rivelato una scoperta.
Primo romanzo che leggo di questo autore consigliatomi, indirettamente si capisce, da Tarantino durante un'intervista. Un romanzo sul crimine scritto da un criminale. Un noir che oltre a raccontare le vicende criminali del protagonista ci fa anche riflettere che molto spesso la via del crimine è aperta da una società poco incline al perdono e al ravvedimento e alla chiusura mentale nell'offrire una seconda possibilità
Recensioni
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«Non provavo esattamente pentimento, e nemmeno rimorso: solo un gran tormento nei confronti del groviglio dell'esperienza umana. Quel che maledicevo in special modo era il fatto che il crimine fosse la mia sola via d'uscita.»
Max Dembo, chi è costui? Un personaggio nato dalla fantasia di Edward Bunker negli anni Settanta, finito in un film di Ulu Grosbard del 1978 (Vigilato speciale, con Dustin Hoffman e Theresa Russell) e ora finalmente rientrato nelle pagine di un'edizione italiana (la prima) realizzata da Einaudi.
Max Dembo è una rivelazione, una scoperta, un nuovo eroe tragico dostoevskiano, un Raskòlnikov con meno sensi di colpa, ma con il medesimo desiderio di libertà assoluta. È un alter ego dell'autore, che ha vissuto "pericolosamente" gran parte della sua esistenza (carcere compreso), approdando poi a Hollywood, come attore (Mister Blue, una de Le iene di Tarantino) e come sceneggiatore (lo splendido 30 secondi dalla fine di Konchalowsky). Hollywood (e tutta Los Angeles) è anche il luogo in cui Max Dembo si muove, la città in cui è cresciuto, il substrato metropolitano dove continuano a campare, bene o male, tutti i suoi amici.
Lo conosciamo ancora dietro le sbarre, ma sappiamo che sta per uscire da quella galera, come sorvegliato speciale. Sappiamo che è pervaso di buone intenzioni, ma che ha un passato di frequentazioni che appartengono esclusivamente all'universo del crimine, della droga, della prostituzione, dello sfruttamento. Nella prima metà del romanzo stiamo con il fiato sospeso in attesa di capire come e quando avverrà la sua redenzione, come potrà entrare a far parte di quel mondo "normale" che ci pare così ovvio, facile, immediato. Ma improvvisa, a metà del libro, la verità, già prima più volte sottesa, emerge in tutta la sua durezza: per Max Dembo non c'è una nuova strada da percorrere, per lui la normalità è il crimine e non può essere diversamente. L'unica possibilità che la società gli avrebbe offerto per cambiare, per lasciare quel mondo di delinquenti che lo ha sempre circondato, viene sciupata più che da lui dal suo agente di controllo, Joseph Rosenthal, un ebreo grassoccio che dovrebbe capire "geneticamente" la sofferenza, ma che riesce solamente a esasperarlo e a stroncare la sua seppur relativa buona volontà. Come una bestia feroce Max Dembo si lascia andare alla violenza e alla rapina, circondato da un branco di altre bestie feroci che come lui non conoscono un modo diverso di vivere. Il piacere del pericolo, dell'incognita, della tensione nervosa oltre ogni limite, non può essere sostituito con nulla, supera anche l'amore (che incredibilmente fa parte dei sentimenti di quest'uomo duro e crudele). La vita oltre ogni limite è l'unica vita possibile per Max Dembo. E nel finale Bunker ci svela quanto sia vera questa affermazione.
L'eccezionalità di questo romanzo sta proprio nella capacità dell'autore di proporci con estrema naturalezza i pensieri di un uomo feroce e spietato, di farci entrare nel suo meccanismo mentale, di proporre il crimine come normalità in una California molto differente da quella "caramellosa" di molti film hollywoodiani. "Il grande romanzo dei bassifondi di Los Angeles" lo definisce James Ellroy "un'analisi acuta e vera della psicopatologia criminale". Da leggere.
di Giulia Mozzato
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