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Il carattere dei personaggi corrisponde perfettamente al carattere degli abitanti delle valli piemontesi. Il dialetto, quindi, fa parte della narrazione, anzi, nella realtà le quantità sono rovesciate, a scapito dell'italiano. L'autrice punteggia i dialoghi con termini assai comprensibili, com'è nella nostra cultura: o vorremmo limitare Il mistero buffo, il Pasticciaccio e alcune canzoni di Battiato a mere fruizioni locali? Il testo è lieve, l'invenzione del giardiniere che scopre il delitto è geniale; ci sono anche momenti di suspence e - per chi si cala nella lettura - anche di paura. La vicenda coinvolge, la narrazione scorre anche grazie a una lingua colta che è come se stesse un passo indietro, senza sfoggio. Il giallo classico è altrove, se c'è questa aspettativa si potrebbe essere delusi, anche se fatalmente il lettore si mette a indagare, seguendo Guido; questo è un buon racconto con spunti di riflessione mai banali, poggiati su un delitto apparentemente senza soluzione.
Ho impiegato due anni per leggere questo romanzo. Quando ho ricevuto questo libro, ero molto entusiasta d'avere la possibilità di leggerlo al "day one", ma dopo le prime 100 pagine, non sono riuscita a continuarlo: la storia era completamente immobile, ferma sul continuo rimuginio del protagonista che, fossilizzato da una vita di ansie sociali e routine, stava tenendo un punto fermo anche con me, la lettrice. Annoiata da ciò, ho preferito lasciar perdere e dedicarmi ad altre letture, procrastinandolo per un po'. Non molto tempo fa, però, ho deciso di concluderlo per amor di completezza (o disturbo ossessivo compulsivo, che per me ormai sono più o meno lo stesso). Il libro, in sé, non mi è piaciuto: ci sono troppe forme dialettali, di cui molte non sono riuscita a comprendere (non c'erano note a piè di pagina con traduzioni e io, il piemontese che parlano sulle montagne, non lo conosco); inoltre, le prime 100 pagine sono troppo lente, verso le 200 la trama si svolge un po', ma solo dopo le 300 si movimenta sul serio (e il libro non arriva a 400 pagine totali). La storia, invece, mi è piaciuta: un vecchio giardiniere che risolve un caso di omicidio in cui viene invischiato, grazie alla sua conoscenza delle piante e del piccolo paesino in cui vive, trovando (forse) anche l'amore umano. Ve lo consiglio? Non lo so. Ci sono letture migliori? Beh, si. Ci sono letture peggiori? Assolutamente si.
Ho impiegato due anni per leggere questo romanzo. Quando ho ricevuto questo libro, ero molto entusiasta d'avere la possibilità di leggerlo al "day one", ma dopo le prime 100 pagine, non sono riuscita a continuarlo: la storia era completamente immobile, ferma sul continuo rimuginio del protagonista che, fossilizzato da una vita di ansie sociali e routine, stava tenendo un punto fermo anche con me, la lettrice. Annoiata da ciò, ho preferito lasciar perdere e dedicarmi ad altre letture, procrastinandolo per un po'. Non molto tempo fa, però, ho deciso di concluderlo per amor di completezza (o disturbo ossessivo compulsivo, che per me ormai sono più o meno lo stesso). Il libro, in sé, non mi è piaciuto: ci sono troppe forme dialettali, di cui molte non sono riuscita a comprendere (non c'erano note a piè di pagina con traduzioni e io, il piemontese che parlano sulle montagne, non lo conosco); inoltre, le prime 100 pagine sono troppo lente, verso le 200 la trama si svolge un po', ma solo dopo le 300 si movimenta sul serio (e il libro non arriva a 400 pagine totali). La storia, invece, mi è piaciuta: un vecchio giardiniere che risolve un caso di omicidio in cui viene invischiato, grazie alla sua conoscenza delle piante e del piccolo paesino in cui vive, trovando (forse) anche l'amore umano. Ve lo consiglio? Non lo so. Ci sono letture migliori? Beh, si. Ci sono letture peggiori? Assolutamente si.
Recensioni
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