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I colori dopo il bianco - Nicola Lecca - copertina
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colori dopo il bianco

Descrizione


Con una scrittura semplice ma elegante, Nicola Lecca realizza l'indimenticabile affresco di una Marsiglia travolgente: e, con uno sguardo pieno d'amore per la vita, rende eterna l'ostinata ricerca di una ragazza desiderosa di un destino che finalmente le assomigli.

«Il destino non esiste. Non c'è. È un'invenzione.
Il destino sei tu.
È ciò che vuoi: ciò che desideri.»


Staccarsi dal passato farà male?
Silke ancora non lo sa, ma è stanca di Innsbruck: una città gelida e perfetta in cui il destino, ostaggio dell'abitudine, domato dalla disciplina e ammansito dalla ricchezza, se ne sta quasi sempre in letargo. Per vivere a pieno sceglie Marsiglia. Ha voglia di novità, di mare e di colori, e non importa se tutto questo comporterà mille sfide: Silke è finalmente pronta ad affrontarle. Ragazza, ma non ancora donna, rinuncerà al benessere della sua vita privilegiata per trasferirsi in un micro appartamento vicino al porto, lasciandosi alle spalle lo sfarzo della villa di famiglia e il soffocante controllo di genitori ossessionati dalle regole, ancorati alle tradizioni e devoti al culto della reputazione più che all'amore o alla verità. Fin dal primo istante, Marsiglia coinvolgerà Silke nel suo alveare di esistenze complicate, curandola dalla solitudine e accogliendola con una moltitudine che turba e spaventa, rallegra e commuove. Se a Innsbruck il tempo pareva sospeso in un'illusione asettica e le giornate si susseguivano con la grazia innaturale del nuoto sincronizzato, a Marsiglia tutto scorre, governato da un'imprevedibilità che mette a dura prova ma offre, in cambio, vivacità e calore umano. Come accade con Murielle: una vicina di casa chiacchierona che, armata di torte e di prelibatezze africane, aiuterà Silke ad abbandonare la sua riservatezza per unirsi al flusso della città e imparare il valore dell'accoglienza, l'importanza dell'ascolto e l'arte di non prendersi troppo sul serio. Nel fitto reticolato delle stradine marsigliesi, Silke si incontrerà col mondo e si renderà conto che ogni labirinto può trasformarsi in un gioco: un rompicapo da risolvere per dimostrare di essere all'altezza della vita. E quando incontrerà la vecchia gattara di rue de la Palud e il giovane Didier – ladro, atleta e mangiatore di fuoco –, si accorgerà che il destino, capace di togliere tanto, è spesso pronto a dare: proprio quando meno ce lo aspettiamo.
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Dettagli

2017
24 gennaio 2017
189 p., Brossura
9788804673187
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Indice

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Staccarsi dal passato farà male? Il sole in febbraio, l’insolita morbidezza del vento e i filari di palme lungo l’aeroporto di Marsiglia confondono Silke, creando un’incertezza che il volto svela, manifestando lo stato d’animo di chi non sa: l’agitazione di chi cerca.
È vestita di lana: ha caldo e il passato che si è portata al seguito rende le sue valigie pesanti e faticose. È vero, per arrivare in città potrebbe prendere un taxi, ma è una scelta che avrebbe fatto suo padre: e lei è stanca di imitarlo. Dunque cammina verso la stazione degli autobus fino a raggiungere il gabbiotto della biglietteria.
«Sola andata?» le domanda una ragazza con le unghie smaltate di celeste.
Silke rimane in silenzio.
Non si aspettava una domanda del genere. Ha bisogno di pensarci su, ma la bigliettaia è impaziente: «Sola andata o anche il ritorno?» chiede di nuovo, a voce più alta.
Silke si volta. Come se i viaggiatori, in fila dietro di lei, potessero aiutarla: cerca un suggerimento, un consiglio, per dare la risposta giusta. Ma la risposta giusta non c’è. La bigliettaia vuole soltanto sapere se lei ha deciso di trattenersi a Marsiglia oppure no.
Ed è proprio allora: è in quel momento che Silke trova il coraggio di pronunciare due parole ordinarie per tutti, ma rivoluzionarie per se stessa. «Sola andata» dice osservata da cento occhi: e subito sente la libertà accelerare il battito del cuore e raggiungere in fretta le dita delle mani: per indebolirle, come sempre fanno le grandi emozioni.
Poco più tardi, sull’autobus, Silke sceglie di sedersi lontana da tutti: non ha il coraggio di mischiarsi, preferisce restare sola come un’isola che la distanza protegge dagli altri.
L’autista, intanto, comincia a guidare. Sembra ubriaco. Impreca contro i semafori rossi, corre: e quando un automobilista gli taglia la strada la frenata è talmente brusca che il portellone del bagagliaio cede, spargendo lungo la strada zaini e valigie che a decine si aprono disseminando fra i veicoli in corsa scarpe, pantaloni, rossetti, biancheria intima, spazzolini e collant.
Dal finestrino, Silke guarda incredula tutta quell’intimità profanata sfilare disordinatamente sull’asfalto. Ha paura, ma segue comunque il flusso allarmato degli altri passeggeri e, con una tenacia da guerriera, recupera le sue valigie: rovinate dall’impatto, ma per fortuna ancora chiuse.
Nel frattempo, l’autista alza le mani al cielo, bestemmia, aiuta chi più ha bisogno e, quando tutto è nuovamente a posto, torna alla guida e riparte. Alla radio, le canzoni di Charles Trenet si susseguono come se nulla di grave fosse accaduto.
Silke è terrorizzata: ma in che razza di posto è finita? Perché ha scelto di fuggire proprio a Marsiglia e non, invece, a Parigi o a Saint-Tropez?
Nel suo Tirolo, tutto accadeva e riaccadeva ogni giorno con sistematica e rassicurante esattezza. Il destino, ostaggio dell’abitudine, domato dalla disciplina e ammansito dalla ricchezza, se ne stava in letargo: e raramente si svegliava. A Marsiglia, invece, in pochi minuti c’era già stato uno sfacelo al quale – di certo – ne sarebbero seguiti altri.
Sì, ma quanti? E quanto gravi?
E pensare che, fino a poche ore fa, Silke si trovava ancora a Innsbruck circondata dalle precauzioni e dal lindore, in un aeroporto giocattolo, apparentemente sicuro e perfetto, ma indebolito dai capricci del vento Mangianeve e dalla brevità della sua pista: un’insidiosa striscia di cemento proibita agli aerei più grandi, limitata dalle case, soffocata dalle nuvole e attorniata da montagne troppo alte.
Servono intuizione, talento e un’abilità certificata per poter atterrare a Innsbruck.
Il decollo richiede, in più, coraggio e incoscienza. L’ascesa è talmente rapida che i passeggeri si sentono astronauti e il pilota un acrobata con poco tempo a disposizione per superare le cime innevate davanti a sé. Mentre lo fa, tutti rimangono in silenzio: si aggrappano ai braccioli delle poltrone, irrigidendosi come se l’immobilità fosse davvero utile a prevenire le catastrofi.
Nel frattempo, soltanto i bambini ridono e si divertono. Loro non sanno del più grave disastro aereo nella storia dell’aviazione austriaca: del volo 802 e di tutte le vite che il monte Glungezer ha già preteso per sé.
Poco prima di partire, sulla terrazza panoramica dell’aeroporto, Silke si ferma a contemplare il bianco, il verde e il grigio: i tre colori di Innsbruck. Accanto a lei il vecchio campione di Formula Uno con il volto sfregiato e la pelle irrigidita dal fuoco tiene stretta fra le mani una tazza rossa piena di caffè. Silke lo guarda: pensa che se ce l’ha fatta lui a ricominciare, lei pure riuscirà a inventarsi una vita nuova.
È bene, in fondo, che il suo bagaglio contenga soltanto un millesimo di ciò che è stato. Al resto Silke ha dovuto rinunciare: i dobermann lucidi del padre, il caminetto acceso contro la costanza del gelo, i tappeti scuri, le pareti ricoperte di legno, la colazione alle sette, la cena dodici ore più tardi, il grembiule a striscioline bianche e celesti della cameriera, le mani di suo padre (inutilmente enormi), le labbra di sua madre (gonfie di giovinezza rimpianta) e la loro sfacciata villa museale, regina di un quartiere senza negozi: pieno soltanto di giardini, resi sterili dall’invadenza dell’inverno.
Fa freddo mentre i passeggeri raggiungono a piedi il loro aeroplanino. Silke cammina più lentamente degli altri. Si attarda. Si volta e guarda ciò che sta abbandonando: i suoi ultimi passi prima di staccarsi da Innsbruck, dal Tirolo e dall’Austria percorrono cinquanta metri di asfalto nerissimo che la neve trasforma in stracciatella proprio quando lei li attraversa. Un saluto: anzi, una carezza.
«Andrà tutto bene» sussurra Silke nell’accorgersi che il destino le ha riservato a bordo un posto in prima fila per assistere alla partenza.
Poco più tardi, la hostess comincia a recitare muta: soffia nel tubo di gomma del giubbotto di salvataggio, mima reazioni calmissime a catastrofici possibili eventi.
Silke la guarda. Sa bene chi è. Ricorda di averle tenuto la fronte, durante una festa liceale, mentre vomitava a causa del troppo alcol. La hostess se ne rende conto: infatti, quando prende in mano il sacchetto per il malessere e lo mostra ai passeggeri, si imbarazza.
Poco dopo l’aereo decolla.
Silke chiude gli occhi. Preferisce affidare al buio l’istante dell’addio. Spera di oltrepassare in fretta i monti che la circondano: prova a sostituire la nostalgia della partenza con l’impazienza dell’arrivo.

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Drago
Recensioni: 5/5

Scritto con amore per raccontare Marsiglia e lasciare che i lettori se ne possano innamorare fino al punto di visitarla.

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Valentina
Recensioni: 3/5

La protagonista scappa dalla sua esistenza priva di vera vita, tutta bianca e perfettamente in ordine, per rifugiarsi e riscoprirsi nella colorata Marsiglia. E' come trovare il bello e il positivo anche al di fuori dei propri schemi, soprattutto se imposti da altri. Anche se sembra solo più pericoloso rispetto a quello che già si conosce, riesce a regalarci le cose più preziose: la libertà di scegliere e il coraggio di cambiare.

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manuele
Recensioni: 4/5

Il libro è la storia di una trasformazione, del coraggio del cambiamento come atto necessario per crescere, capirsi, prendere consapevolezza di sé e partire da questo per reinventare la propria vita, anche perché la vita è imprevedibile e sa stupire con mille nuovi colori. Io l'ho letto in 24 ore, completamente rapita dall'evoluzione di questo personaggio e dalle bellissime emozioni, sensazioni e frasi che questa storia ci regala. Forse in alcune parti l'autore avrebbe potuto soffermarsi di più , approfondire e arricchire, ma nel complesso io l'ho trovato un libro veramente bellissimo.

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Nicola Lecca

1976, Cagliari

Scrittore nomade che ha abitato a lungo a Reykjavík, Visby, Barcellona, Venezia, Londra, Vienna e Innsbruck.La sua raccolta di racconti "Concerti senza Orchestra" (Marsilio 1999) è stata finalista del premio Strega.All'età di ventisette anni ha ricevuto il premio Hemingway per la letteratura.Ha scritto, fra l'altro: "Ritratto Notturno" (Marsilio 2000), "Ho visto Tutto" (Marsilio 2003), "Hotel Borg" (Mondadori 2006), "Ghiacciofuoco" (Marsilio 2007), "Il corpo odiato" (Mondadori 2009), "La piramide del caffè" (2013).I suoi saggi filosofici "L'amore perduto per l'attesa" e "Di quasi tutto non ci accorgiamo" sono stati pubblicati in olandese dal Nexus Instituut di Tilburg.Le sue opere sono presenti in quindici Paesi europei.Nel 2024 esce per Mondadori, Scrittori al...

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