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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
Indesiderati, abbandonati, nascosti: questa è stata l'esperienza di tanti bambini nati nella Penisola da relazioni «miste» nell'immediato dopoguerra. Nell'Italia repubblicana e democratica, il razzismo non era dunque scomparso. I «figli della guerra» sono i bambini nati da relazioni tra soldati non bianchi e donne italiane alla fine della seconda guerra mondiale. Varie istituzioni, ma anche la gente comune, esibirono fin da subito persistenti vedute e atteggiamenti razzisti nei confronti di questi bambini. I «mulattini», come venivano chiamati in quel periodo, sono l'esempio lampante di come l'Italia democratica si sia sempre percepita bianca, differenziandosi senza dichiararlo apertamente, da chi aveva la pelle di un altro colore. Silvana Patriarca, in questo libro importante, racconta la vicenda di questi bambini, sottolineando l'eredità di fascismo e colonialismo.
«Patriarca ha dato voce a tutti, anche a quelli che non possono parlare. Rivivere le loro angosce può favorire un’autocoscienza collettiva, preziosa nell’Italia multietnica del XXI secolo» - Simonetta Fiori, Robinson
Ancora oggi è presente in Italia una concezione dell'italianità che non viene in genere discussa pubblicamente: l'idea che gli italiani siano europei e bianchi. Benché la popolazione sia il risultato di costanti mescolamenti etnici avvenuti nel corso dei secoli e che continuano tuttora, il popolo italiano è stato storicamente costruito come bianco, anche se di una bianchezza un po' meno bianca di quella che è considerata la norma europea. Per gettar luce su tale immagine di sé, questo libro ricostruisce quelli che furono, nella repubblica fondata dopo la caduta del fascismo, gli atteggiamenti prevalenti verso la «razza» e il colore della pelle. Questa ricostruzione pone al centro le esperienze e le rappresentazioni di quel gruppo di bambini nati nell'immediato dopoguerra dagli incontri tra soldati alleati non bianchi e donne italiane, quei bambini che gli afroamericani chiamavano «brown babies» e che in Italia erano comunemente indicati come «mulattini», un termine con una forte connotazione razziale di tipo biologico. La storia dei «figli della guerra» comincia nella scia immediata degli anni drammatici influenzati dal regime fascista e dal colonialismo. Lo studio delle esperienze dei «brown babies» permette di osservare in che misura furono razzializzati e come la percezione sociale delle loro origini e del loro colore condizionò le loro esistenze. Ciò è fondamentale per gettar luce sul «colore della Repubblica», un aspetto della storia dell'Italia repubblicana che richiede maggiore attenzione da parte degli storici.
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