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scheda di Lugli, A., L'Indice 1994, n. 2
Il secondo volume della collana "Collezionismo e storia dell'arte. Studi e fonti" offre la trascrizione di un'imponente documentazione dall'epistolario della corte medicea, con testimonianze sulle scelte artistiche, sul gusto e sulla committenza tra il 1540 e il 1587, dall'Archivio di Stato di Firenze. Il modo di porgere il materiale è nella tradizione dei grandi esploratori d'archivio ottocenteschi e trascrittori di fonti, ai quali espressamente Paola Barocchi si riferisce: Bottari, Gaye, Camperi, Milanesi, Rossi. I materiali sono preceduti da un'introduzione di poche pagine e accompagnati da note esclusivamente costituite da lettere di confronto. A conclusione un indice analitico ricchissimo di voci, che da solo è già una mappa di temi iconografici, di materie, di libri a stampa e di manoscritti, di artisti che lavorano nei campi più diversi: vetrai, intagliatori di cammei, maestri di drappi e d'oro, mascherari, disegnatori di medaglie, tornitori. Come sempre, lavorando su materiale d'archivio relativo alla storia delle collezioni, si ha l'impressione che l'insieme dell'attività febbrile che ruota intorno all'accumulo di oggetti, si traduca poi solo in minima parte nella conoscenza che possiamo avere oggi di quelle stesse collezioni. Pochi dei reperti di cui si parla approdano effettivamente alle raccolte. Se questo avviene, gli scorpori successivi, soprattutto in epoca postilluminista, riescono a polverizzare l'unità raggiunta. Per questo i nuovi documenti ora pubblicati vanno ricollegati al lavoro già fatto sugli Uffizi in occasione del quarto centenario (1982). L'epistolario non può che confermare il grandissimo amore della corte medicea per le arti minori e allunga la lista degli "intermediari", come li aveva chiamati Chastel: antiquari, consiglieri, viaggiatori, agenti a vario titolo. Con Francesco I il giro dei consulenti è vorticoso. Molti di questi collaborano al grande progetto di conoscenza del mondo naturale e di progresso nelle invenzioni e nella farmacopea che saldano strettamente ancora per tutto il Cinquecento a Firenze esperienza artistica e sapere scientifico. Un editore che pubblica oggi un libro e una collana come questi meriterebbe di essere raggiunto anche da lettori non specialisti, ma sensibili alla ricchezza lessicale, di contenuto e alla capacità evocativa di questi documenti, non appesantiti da un commento erudito e fuorviante.
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