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Tre gemme del grande regista giapponese Ozu Yasujiro: 1) "Tarda primavera" (1949); 2) "Viaggio a Tokyo" (1953); 3) "Fiori d'equinozio" (1958). I primi due sono in bianco e nero, il terzo è a colori. Tutti e tre sono in lingua originale, con sottotitoli in italiano. Ozu Yasujiro ci racconta la famiglia giapponese del secondo dopoguerra, con tutte le sue contraddizioni e problematicità. In particolare, egli indugia sul tema del rapporto tra genitori e figli in un mondo che ormai è cambiato: il Giappone ha perso la guerra e le giovani generazioni hanno fatto propri i costumi occidentali della "colonizzazione" culturale statunitense. A tal riguardo, mi piace sottolineare come nei film di Ozu, si noti chiaramente come il "vecchio" Giappone tradizionale stia ormai tramontando per lasciare il posto al "nuovo" Giappone liberale e capitalista. Infatti, sparsi qua e là, in questi film, si notano i segnali inequivocabili di questo cambiamento, a partire da un cartello pubblicitario, della nota bibita scura con le bollicine, che fa bella mostra di sé in "Tarda primavera", ma ogni campo porta i segni dell'occidentalizzazione. "Fra gli alberi di Sakurai, in autunno, il tramonto è un tempo di pena e tristezza. Il guerriero si chiede cosa sia successo al mondo. Sulla sua corazza brillano gocce di pioggia nella rugiada", si chiude così, in modo emblematico, sulle parole di questa vecchia poesia tradizionale giapponese, la pellicola "Fiori d'equinozio" e il regista non poteva scegliere un modo migliore per concluderlo: attraverso una breve poesia, ci trasmette la consapevolezza della fine di un mondo. I film di Oku affrontano temi complessi con semplicità, ma senza banalizzarli; egli riveste tutto, anche i dialoghi più duri, di gentilezza; i suoi film trasmettono il grande insegnamento che occorre affrontare ogni circostanza, anche la più negativa, col sorriso e il candore di chi è consapevole di non poter sempre governare gli eventi. A volte occorre semplicemente accettarli.
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