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Avviso per chi ha visto prima il film: la Holly del libro non è certo Audrey Hepburn; gli aspetti cupi sono molto più numerosi e approfonditi rispetto al film; ma per fortuna c'è ancora un lieto fine per Gatto.
Prima di cominciare a leggere il romanzo dimentichiamoci completamente del film. Siano su piani narrativi diversi. Capote, innanzitutto, aveva modellato il personaggio di Holly sulla figura di Marylin Monroe e dobbiamo pensare a lei quando leggiamo. La storia è molto più cruda della trama del film. Peccato che ho letto la versione con la vecchia traduzione di Bruno Tasso, ormai completamente fuori tempo, con vocaboli ormai arcaici e frasi talvolta incomprensibile. Cercherò una traduzione più recente per rileggerlo!
Non mi trovo d'accordo con i giudizi negativi e contrari alla storia. Soprattutto quanti si accingono a leggere questo libro DOPO la visione del film devono fare MOLTA attenzione, perché, prima di addossare a Capote e ai suoi personaggi atteggiamenti di antipatia e rudezza, ebbene devono ricordarsi che l'effetto è volutamente voluto. Nel senso che basta anche solo ricordarsi in che momento storico siamo: all'alba, cioè, del secondo conflitto mondiale. E quindi, anziché incolpare Holly di essere apatica o quanto meno irritante, perché non vedere in lei l'unica luce che illumina ogni tanto i traumatici tempi febbrili della guerra e della sua vicenda? Non sottovalutiamo una storia molto potente e che, se vogliamo, ha anche una leggera nota femminista. Chi guarda il film non se ne rende conto: a folgorarlo sono i gioielli e il sorriso della bellissima Audrey Hepburn, nonché la godibilissima colonna sonora firmata Henry Mancini, ma in realtà non ci si rende conto della modernità di quanto è narrato. Mentre il film sembra raccontare l'ennesima storia turbolenta di due amici che finiscono per capire di amarsi nel profondo, il libro invece vuole ruotare solo ed esclusivamente attorno un'unica figura degna, che è proprio la protagonista (single e autonoma, tanto per cominciare). Ebbene sì gente, non è da poco che, con gli anni Quaranta da sottofondo, a essere illuminata dai riflettori, in mezzo a tutti gli altri personaggi quasi solo maschili sia una ragazzina. E che tosta ragazzina! Non è scontato, ripeto. Per quanto la storia sia narrata dall'amico scrittore (che solo nel film assume una vera identità: non viene mai detto il suo nome), per quanto gli ammiratori di Holly non manchino, dal barista Bell all'ex marito devoto, è Holly a detenere le redini. E la storia non è banale, scontata o prevedibile: affatto. Capote credo sapesse che non andava a consegnare una storia infiocchettata, non avrebbe avuto senso.
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