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Anno edizione: 2023
Anno edizione: 2021
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"Coffeeland. Storia di un impero che domina il mondo" di Augustine Sedgewick è un libro veramente meraviglioso che fa riflettere il lettore su molti aspetti. Noi italiani siamo profondamente convinti che il caffè sia una cosa appartenente alla nostra cultura: un nostro simbolo identitario. In verità il caffè nasce come elemento identitario di un'altra cultura e diviene un prodotto del mondo globalizzato. Quando beviamo una tazza di caffè giriamo il mondo e ripercorriamo una storia secolare. Il caffè nasce in Etiopia ed è portato in Yemen dove viene coltivato e li diviene la bevanda dell'Impero Ottomano: il caffè diventa il simbolo identitario degli ottomani musulmani. Così nella vecchia Europa questa bevanda era vista in maniera negativa e circolavano su di essa tante storie oscure finchè molto lentamente fu sdoganato prima in Inghilterra e poi nei Paesi Bassi e poi nel resto del vecchio continente. Il successo del caffè che arrivò in maniera progressiva ma inarrestabile fece divenire questa pianta un simbolo del colonialismo e dello schiavismo: le piantagioni di caffè e il sistema schiavistico che era fondamentale per alimentare il lavoro di questi infernali luoghi si concentravano nelle colonie europee in Sud America (Brasile in primis), nelle Filippine e nell'Estremo Oriente. Ma inizialmente fu una bevanda per ricchi, poi per borghesi e poi divenne una bevanda anche popolare ma questo passaggio avvenne nel mondo anglosassone e americano. Ecco che il caffè si basava sulla tratta degli schiavi, sul lavoro schiavista, sulle monoculture a piantagione e su un lavoro durissimo e sfiancante di poveretti che morivano spesso giovani. Poi i preziosi chicchi venivano esportati in Nord America e in Europa. Quando nell'ottocento inoltrato la schiavitù fu progressivamente abolita si posero nuovi problemi sulla manodopera che furono risolti con una produzione intensiva di monoculture. I lavoratori pagati pochissimo, spesso affamati e sfruttati duramente e erano solo formalme
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