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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2023
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Il caffè è uno dei prodotti piú preziosi e strategici dell'economia globale e la bevanda piú popolare al mondo. Coffeeland ricostruisce la storia sorprendente e drammatica delle sue trasformazioni imprenditoriali, sociali e culturali nell'arco di quattrocento anni.
«Assolutamente avvincente... Le qualità letterarie e la prodigiosa ricerca dell'autore danno vita a un'esperienza di lettura profondamente appagante, costellata di sorprese» – Michael Pollan
Augustine Sedgewick racconta una storia che pochi bevitori di caffè conoscono. Il cuore della vicenda si svolge sugli altopiani vulcanici di El Salvador, dove James Hill, originario dei bassifondi di Manchester, in Inghilterra, fondò una delle piú grandi dinastie del caffè del mondo all'inizio del xx secolo. Trasferendo le innovazioni della rivoluzione industriale nell'agricoltura delle piantagioni, Hill trasformò l'intero territorio del Salvador nella monocoltura piú intensiva della storia moderna, un luogo di straordinaria produttività, disuguaglianza e violenza. Seguendo i percorsi del caffè proveniente dalle piantagioni della famiglia Hill fino ai supermercati, le cucine e i luoghi di lavoro negli Stati Uniti, e negli ubiqui caffè di oggi, Sedgewick dimostra come il caffè abbia generato sia una grande ricchezza sia una forte povertà, unendo e allo stesso tempo dividendo il mondo moderno. In questo processo, El Salvador e gli Stati Uniti si sono guadagnati il soprannome di «Coffeeland», ma per ragioni nettamente diverse e con conseguenze che arrivano fino ad oggi. Una straordinaria storia che offre una nuova prospettiva su come funziona il mondo globalizzato, facendoci riconsiderare cosa significhi essere collegati a persone e luoghi lontani attraverso oggetti e alimenti d'uso comune che fanno parte della nostra vita quotidiana.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
"Coffeeland. Storia di un impero che domina il mondo" di Augustine Sedgewick è un libro veramente meraviglioso che fa riflettere il lettore su molti aspetti. Noi italiani siamo profondamente convinti che il caffè sia una cosa appartenente alla nostra cultura: un nostro simbolo identitario. In verità il caffè nasce come elemento identitario di un'altra cultura e diviene un prodotto del mondo globalizzato. Quando beviamo una tazza di caffè giriamo il mondo e ripercorriamo una storia secolare. Il caffè nasce in Etiopia ed è portato in Yemen dove viene coltivato e li diviene la bevanda dell'Impero Ottomano: il caffè diventa il simbolo identitario degli ottomani musulmani. Così nella vecchia Europa questa bevanda era vista in maniera negativa e circolavano su di essa tante storie oscure finchè molto lentamente fu sdoganato prima in Inghilterra e poi nei Paesi Bassi e poi nel resto del vecchio continente. Il successo del caffè che arrivò in maniera progressiva ma inarrestabile fece divenire questa pianta un simbolo del colonialismo e dello schiavismo: le piantagioni di caffè e il sistema schiavistico che era fondamentale per alimentare il lavoro di questi infernali luoghi si concentravano nelle colonie europee in Sud America (Brasile in primis), nelle Filippine e nell'Estremo Oriente. Ma inizialmente fu una bevanda per ricchi, poi per borghesi e poi divenne una bevanda anche popolare ma questo passaggio avvenne nel mondo anglosassone e americano. Ecco che il caffè si basava sulla tratta degli schiavi, sul lavoro schiavista, sulle monoculture a piantagione e su un lavoro durissimo e sfiancante di poveretti che morivano spesso giovani. Poi i preziosi chicchi venivano esportati in Nord America e in Europa. Quando nell'ottocento inoltrato la schiavitù fu progressivamente abolita si posero nuovi problemi sulla manodopera che furono risolti con una produzione intensiva di monoculture. I lavoratori pagati pochissimo, spesso affamati e sfruttati duramente e erano solo formalme
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