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Recensire questo libro è difficile, in parte per timore di rivelare troppo, in parte per le emozioni forti che suscita. Partiamo dalla struttura originale. Per tutta la prima metà del romanzo impariamo a conoscere la voce e le vicissitudini (per usare un eufemismo) della prima narratrice. Prigioniera dei nazisti, fallita la sua missione Verity si ritrova davanti a una scelta: morire subito e mantenere intatta la propria dignità oppure rivelare nomi e location di basi aeree e segreti militari del proprio paese... e comunque morire, dopo aver confessato il proprio crimine, il tradimento del proprio paese e dei propri compagni. Verity, davanti al disprezzo degli altri prigionieri, sceglie il tradimento. Sono una codarda, ci dice subito, e il suo racconto comincia a dipanarsi davanti agli occhi del lettore, e non un semplice resoconto di guerra. Il fatto che la sua amica Maddie sia una pilota trasforma il resoconto in un vero e proprio romanzo. Forse all'inizio questo confonde, ma un motivo c'è. La cosa che colpisce è il modo falsamente disinvolto, leggero, ironico con cui Verity racconta le violenze subite da parte dei nazisti, e forse questo aumenta l’orrore nel lettore. L’inizio del romanzo forse è un po’ lento e si fa fatica a orientarsi, ma la voce di Verity incanta, come le sue contraddizioni, quasi impossibili da sciogliere senza l’aiuto della seconda parte del romanzo. Se amate le donne forti - vale a dire se amate le donne - allora amerete questo romanzo e una volta letta l’ultima pagina… non ve ne libererete mai più. Suona come una minaccia, ma Code Name: Verity lascia un marchio indelebile. La seconda rilettura è semmai ancora più straziante della prima e forse è questo che lo rende veramente grande.
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