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Clero e guerre spagnole in età contemporanea (1808-1939) - copertina
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Clero e guerre spagnole in età contemporanea (1808-1939)
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Clero e guerre spagnole in età contemporanea (1808-1939) - copertina
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Descrizione


Sull'atteggiamento della Chiesa cattolica di fronte alle guerre dell'età contemporanea esiste abbondante letteratura. Sono state indagate le posizioni dottrinali del magistero e le pastorali di vari episcopati. Decisamente più in ombra era rimasta finora la condotta del clero, secolare e regolare, specie per il caso spagnolo, teatro di laceranti conflitti dagli albori dell'Ottocento alla guerra civile del 1936-39. In un chiaroscuro fatto di contributi di sintesi e di affondi più analitici, risultato di scavi in archivi spagnoli, italiani e vaticani, il volume offre una panoramica di lungo perìodo sulla militanza di una parte del clero, anche con le armi, a favore della causa in cui credeva, sulle brutali violenze di cui fu oggetto e sulla sua complice contiguità con gli artefici delle violenze sugli altri. Ne esce un affresco, che senza trascurare l'immagine del clero combattente nella letteratura e nell'immaginario collettivo, anche con sondaggi nella cultura popolare più recente, arricchisce il quadro interpretativo in materia di legittimazione della violenza e della guerra da parte della Chiesa, rendendo obsolete le narrazioni ireniche e apologetiche della condotta ecclesiastica.
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Dettagli

2011
31 ottobre 2011
462 p., Brossura
9788849831665

Voce della critica

  Gli atti dei convegni e i libri collettanei non di rado risentono di una mancanza di organicità; non è il caso del volume curato da Alfonso Botti che ripercorre oltre un secolo di storia spagnola, costellata da crisi politiche e da conflitti, in cui i diversi interventi garantiscono la ricostruzione di un quadro armonico. I momenti che vengono presi in considerazione sono la guerra d'indipendenza contro l'occupazione delle truppe napoleoniche, le guerre carliste dell'Ottocento e, infine, la guerra civile del 1936-1939. Ciò che risulta evidente nei vari interventi è che il clero spagnolo ha avuto, nel periodo preso in esame, un evidente carattere politico e, a parere di Walter Ghia, tale connotazione avrebbe avuto inizio proprio ai primi dell'Ottocento. Fu infatti in questo momento, quando la Spagna dovette contrapporsi all'invasione degli "miscredenti" francesi che una parte dei religiosi decise di prendere le armi, contraddicendo persino le indicazioni che in tal senso erano venute dalla riflessione di Tommaso d'Aquino. A parere di Ghia non è lecito, come qualcuno ritiene, individuare come antecedente a tale scelta l'esperienza delle crociate, perché in quel caso non furono religiosi a combattere, ma guerrieri laici fondatori di ordini militari che facevano voti religiosi. Jean-René Aymes e Vittorio Scotti Douglas sottolineano i riferimenti ideologici e intransigenti che giustificarono tale contrapposizione alla modernità francese, nonché il ruolo importante che questi religiosi-combattenti assunsero all'interno delle bande. La logica manichea, che prevalse in quel periodo, fece poi sì che i controrivoluzionari concepissero come nemici tutti coloro che, anche se spagnoli, erano disposti a un confronto politico e ideologico con la cultura francese, legittimando così una sorta di guerra civile. Interessante risulta poi il saggio di Nicola Del Corno che si sofferma sulla figura di Ramón Del Valle-Inclán, lo scrittore galiziano simpatizzante della causa carlista e nostalgico di un passato precedente le degenerazioni della modernità liberale e borghese. Personaggio bizzarro, tanto da assumere posizioni di estrema sinistra dopo la Grande guerra, scrisse il ciclo di romanzi storici La guerra carlista, nel quale spicca la figura del prete capobanda Santa Cruz. Il quadro che si delinea progressivamente di un clero militante e ideologizzato è confermato anche dal saggio di Mireno Berrettini, che mette in evidenza come, nei primi anni del Novecento, per diventare sacerdote fosse necessaria una cultura giuridica e dogmatica, e non una sensibilità pastorale: il sacerdote, di fatto, era concepito come l'ingranaggio di una struttura istituzionale. Tutto ciò ci fa comprendere, come mette in evidenza Botti sia nell'introduzione al volume che nel suo saggio sulla guerra civile, il motivo dell'accanimento da parte di frange repubblicane contro i religiosi, visti non tanto come amministratori di culto, ma come esponenti della parte avversa. Del resto, anche Sturzo, commentando le elezioni del febbraio 1936, aveva affermato: "Perché ci siano così tanti avversari non di questo o di quel partito, ma dell'ordinamento attuale religioso, civile ed economico, occorre che ci siano dei difetti radicali in tale ordinamento". Botti, che nel 2012 ha in pubblicazione, sempre da Rubbettino, il volume Luigi Sturzo e gli amici spagnoli. Carteggi 1924-1951, proprio sulla base delle fonti da poco disponibili, e in particolare della documentazione reperita nell'Archivio Segreto Vaticano, ricostruisce uno dei momenti più importanti della storia della Spagna novecentesca, e non manca di entrare in polemica con chi, sia dentro che fuori le mura vaticane, ha parlato solo dei "martiri" a proposito dei religiosi spagnoli. Dalla documentazione raccolta risulta evidente come, con l'eccezione di un drappello di sacerdoti baschi e catalani che si schierò con la Repubblica, dal 1936 la chiesa spagnola abbia contribuito a gettare benzina sul fuoco in un clima già incandescente, e come vescovi e preti non mancassero di invocare la crociata contro i "nemici della fede". Schierati a favore degli insorti vi furono quei sacerdoti che decisero di aderire ai gruppi falangisti, i cappellani militari dell'esercito franchista e coloro che vollero prendere le armi in pugno e, seguendo l'esempio di chi all'inizio dell'Ottocento combatteva contro gli empi francesi, optò per soluzioni estreme contro i nuovi pagani. Sulla questione della chiesa spagnola nella guerra civile molto si è già scritto, ma molte questioni rimangono ancora da delineare; l'auspicio è che qualcuno di questi storici si voglia cimentare in un lavoro complessivo su quegli anni che, utilizzando le nuove fonti a disposizione, possa mettere in luce la verità degli eventi e porre fine alle troppe frequenti strumentalizzazioni politiche e religiose sull'argomento. Daniela Saresella

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