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La tragedia e il ridicolo corrono sullo stesso crinale nell’esistenza del dottor Mahé. Un uomo incapace di risolversi dalla dipendenza di legami che lo schiacciano, a cui ha concesso di rendere la sua vita un copione già scritto. Insegue la vertigine, quel misto di desiderio e paura che va oltre gli schemi, oltre il limbo a cui è relegato, incapace com’è di sentirsi libero. Ma c’è un’eleganza, uno stile inconfondibile che emana da ogni spirito veramente libero, e Mahé, al contrario, possiede la rozzezza e la sciatteria dell’incapace e del pavido. Ogni suo movimento, ogni suo piano rivolto a cambiare la direzione della sua vita è il prodotto della sua meschinità, delle sue ossessioni, dei suoi complessi, del suo essere infantile. Si dibatte nella sua immaturità come una mosca in un bicchiere. Ed è proprio questo dibattersi affannosamente e scompostamente che Simenon riesce a rendere. Lo fa attraverso una trama in cui lo sguardo del lettore si sposta anch’esso affannosamente da una scena all’altra. Si legge inseguendo l’inquietudine di Mahé che invade ogni suo pensiero, che coinvolge chiunque gli sia a fianco. Con ogni suo pensiero, Mahé marchia idealmente un territorio nel tentativo di farne la sua zona franca. Ma si può conquistare una legittima libertà rompendo un confine e tracciandone altri?
Il clan dei Mahé è un di cerchio magico fatto di antenati estinti ma ancora in grado di stringere – fino a farlo soffocare – il protagonista, medico condotto di provincia. Giunto al trentacinquesimo anno di età (nel mezzo del cammin di sua vita, diremmo noi appassionati lettori di Dante), e a seguito di un evento drammatico, realizza «che a fare cerchio intorno a lui non erano più uomini e donne, ma pietre. Pietre tombali erette in circolo, e tuttavia ancora riconoscibili, giacché conservavano in certo qual modo le fattezze di coloro che rappresentavano (139)»: gli antenati si fanno idoli (come non ricordare le sculture megalitiche dell'età del Rame di cui la Francia ha spettacolari esempi), dall'«aria severa – "impenetrabile" [...]. Era per gioco che gli impedivano di uscire dal cerchio? (138)». Il circolo di pietra viene forzato, l'individuo si libera, si redime, in un percorso che però non è una vera e propria catabasi (chi arriverà alla fine del romanzo capirà), ma una sorta di anabasi, un viaggio verso l'interno, tra le pieghe del proprio io alla deriva.
Chi ha già letto altri romanzi dell'Autore, qui ritroverà il Simenon essenziale, quello dell' "uomo nudo" esposto alla ineluttabilità degli eventi. Come molti altri protagonisti posti al centro dei romanzi di Simenon, anche il dottor Mahè sarà piegato e vinto dalla scoperta dell' inautenticità della propria vita: una sconfitta irrimediabile, un gesto estremo.
Recensioni
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Terminato nel maggio del 1945 e pubblicato l'anno seguente, questo romanzo di Georges Simenon, fino ad ora inedito in Italia, è uno dei due, insieme a Il mio amico Maigret, che l'autore ambienta nell'isola di Porquerolles, al largo della Provenza, un ambiente ben conosciuto dallo scrittore, dal momento che lui stesso vi aveva trascorso lunghi periodi. La natura aspra dell'isola, le sue coste rocciose e il suo mare profondo sono teatro di una storia torbida e tormentata che poteva scaturire solo dal genio narrativo di Simenon e dalla sua magistrale capacità di scovare, al di sotto di un patina di sconcertante normalità, la vera, inconfessabile e oscura natura dell'animo umano.
Il protagonista del romanzo, il borghesissimo dottor Mahé, giunge a Porquerolles con moglie e figli al seguito quasi per caso, per sfuggire alla monotonia delle vacanze da sempre trascorse nella solita pensione familiare. Ma il caso si trasforma presto in un'efficace strumento del suo destino personale, che per compiersi definitivamente ha bisogno di irretire l'uomo in un'ossessione profonda, in una mania che non gli lasci pace e lo leghi indissolubilmente a quello scampolo di terra. Da quando, durante uno dei primi giorni di permanenza a Porquerolles, è chiamato a sostituire il medico del luogo per constatare il decesso di una povera donna minata dalla tisi, Mahé è tormentato dal ricordo della giovane figlia della morta, una magrissima fanciulla vestita di un misero abito rosso di cotone la cui vista lo folgora insinuandosi inesorabilmente nella sua mente e nella sua anima. Sarà il richiamo segreto che lo porterà a tornare anche le estati successive nell'isola, nonostante l'avversione della moglie per quei luoghi. La ragazza, che si chiama élisabeth, esercita un forte e inspiegabile magnetismo su quell'uomo schivo, che grazie al tormento interiore prende coscienza della propria insoddisfazione esistenziale: la sua vita metodica e ordinata nel tranquillo villaggio di Saint-Hilaire, dove è nato e ha sempre vissuto la sua famiglia, lo soffoca. Le attenzioni e le direttive della madre, che con le sue decisioni continua a regolare la sua vita anche dopo sposato (gli ha scelto persino la moglie) lo castrano, i legami parentali lo tengono pesantemente ancorato al suo passato, al suo piccolo paese e alla monotonia di un'esistenza senza sbocchi da cui vorrebbe invece fuggire. Come fare a uscire da questo vicolo cieco? Porquerolles diviene un miraggio, potrebbe essere la luce che indica la fine del tunnel. è la libertà, è la gioia delle partite a bocce con gli isolani, è il brivido della pesca in mare aperto, è élisabeth, che cresce e diventa donna, ma a cui Mahé, pur desiderandolo contro ogni volontà, non riesce mai a rivolgere una parola. Eppure la sua ossessione per lei si sprigionerà fino a condurlo a un passo fatale
Con Il clan dei Mahé Simenon racconta l'angoscia profonda che può corrompere la serenità di una vita, svela la potenza delle ossessioni latenti e l'ineluttabilità del destino in un romanzo noir di grande intensità e impeccabile eleganza narrativa.
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