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Libro presentato da Gianluigi Simonetti nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2024.Raccontando il nostro presente attraverso le tensioni familiari e l’impulso a scappare, vagare – per poi far sempre ritorno –, Filippo D’Angelo rende in modo perfetto il senso di incompiutezza di una generazione: diventare padri senza sapersi emancipare dal ruolo di figli.
Maurizio ed Emanuele sono fratelli e, come spesso accade ai fratelli, sono molto diversi tra loro. Il primo ha proseguito la tradizione familiare ed è diventato architetto; il secondo, più piccolo, ha una vaga vocazione letteraria e lavora da anni in organizzazioni umanitarie. Maurizio vive a Parigi con la moglie argentina Consuelo e la figlia Cristina, ma rientra a Milano quando, grazie al padre, viene coinvolto in CityDays, ambizioso progetto di un’archistar americana. Lo ritroveremo poi, tra vita e lavoro, tra fughe e pentimenti, a New York, in Israele e a Buenos Aires, dove cercherà di salvare il suo matrimonio. Emanuele, dopo una missione in un campo profughi congolese della quale conserva un vergognoso segreto, accetta un incarico nella travagliata Repubblica Centrafricana, e lì, in mezzo a intrighi e lotte di potere, dovrà occuparsi di un difficile caso di abusi sessuali su minori. I destini di Maurizio ed Emanuele sono davvero così distanti come sembra?
Proposto da Gianluigi Simonetti al Premio Strega 2024 con la seguente motivazione: «Per l’edizione 2024 del Premio Strega propongo la candidatura di La città e i giorni di Filippo D’Angelo, perché lo considero esemplare di cosa dovrebbe fare (e forse ha sempre fatto) un romanzo degno di questo nome. La città e i giorni scava sotto la superficie delle azioni e dei discorsi umani per individuare i moventi profondi, le tensioni, i conflitti che ne sono alla base e che forse solo l’arte rende capaci di vedere. Per arrivare a questo risultato Filippo D’Angelo costruisce una speciale configurazione linguistica e formale. Disegna un mondo narrativo che possiede sia la forza di un’attenta osservazione dal vero sia gli spessori che sa accumulare la fantasia romanzesca. Crea due paesaggi indimenticabili – rendendo familiare l’ambientazione africana ed esotica quella milanese – e due protagonisti sfaccettati e ambivalenti (credibili come singoli e autonomi individui, ma insieme capaci di restituire l’immagine di un ceto, di una generazione, di un desiderio di possesso e di un senso di colpa). Infine elabora una struttura narrativa peculiare, articolata e per certi versi imprevedibile, con piani temporali diversi, differenti livelli di senso e plurime chiavi di lettura. Per tutti questi motivi credo che La città e i giorni rappresenti un ottimo esempio dello sforzo più serio che la narrativa italiana sta compiendo in questi anni per continuare la vecchia e sempre attuale missione del romanzo: divertirci con la forza delle parole e delle idee, farci sapere chi siamo veramente.»
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