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Un proto-femminismo che ai tempi prometteva bene ma che ovviamente era adeguato a quella moralità. Una sfida alla misoginia del Medioevo, degna di assoluto rispetto. Una lettura molto interessante, sicuramente un libro che ai suoi tempi doveva sembrare una bomba per il mondo delle donne, probabilmente un testo che molti padri e mariti non hanno fatto leggere a quelle già poche donne che sapevano leggere.
Recensioni
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"Ahimè, mio Dio, perchè non mi hai fatto nascere maschio' Tutte le mie capacità sarebbero state al tuo servizio, non mi sbaglierei in nulla e sarei perfetta in tutto, come gli uomini dicono di essere". Partendo dall'amara coscienza dell'esclusione - del sapere del padre, grande scienziato, medico di corte, può "rubare" solo qualche briciola- ma salvandosi dall'abisso del dubbio e della malinconia, Christine de Pizan arriva a porre al centro del suo pensiero e della sua intensa e multiforme attività di scrittrice, che ne fanno una delle personalità più affascinanti dell'autunno del Medioevo, proprio la differenza di genere. Nella Citè des Dames (1405), sotto la guida di Ragione, Rettitudine e Giustizia, sorge una visionaria città fortificata, abitata solo da donne: regine, guerriere, poetesse, indovine, scienziate, martiri, sante. Se i segni del dominio maschile sono presenti nel martirio delle vergini, nel destino di Lucrezia, di Griselda, nella città prevalgono le figure fondatrici- Carmenta romana, che inventò l'alfabeto, Minerva e Aracne, che fecero del tessere un'arte - e le grandi regine, Didone, Medea, Semiramide, Pentesilea, a sfidare, orgogliosamente, una secolare tradizione misogina.
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