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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2022
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Bellissimo, mi è piaciuto e mi ha entusiasmato parecchio
Una bellissima storia sulla vita in generale, su quello che si lascia e su quello che si trova. I disegni di Manuel Fior sono toccanti come una poesia. Consigliato, anche se spacca il cuore.
Storia di spostamenti, viaggi, traslochi: i protagonisti Lucia e Piero, simboli di una nuova generazione più mobile e cosmopolita, si spostano dall’Italia alla Norvegia la prima e dall’Italia all’Egitto il secondo; diversamente il loro comune amico Nicola, il terzo protagonista, non lascerà mai l’Italia. I fiordi norvegesi e le piramidi d’Egitto sono la geografia che testimonia e racconta non solo la lontananza, ma anche le loro diversità caratteriali: l’una si nasconde e ricomincia sotto una coltre di neve, l’altro nel deserto, entrambi lasciano il luogo che li ha visti crescere, incontrarsi e amarsi. Fior dipinge un delicato affresco delle vite di tre ragazzi, sfruttando fantastici acqurelli, dall’adolescenza ad un’età più matura, una maturità che già inizia a mostrare i cambiamenti e i segni del tempo sui protagonisti. Apparentemente, Lucia e Piero lasciano che il loro rapporto si sfibri in modo quasi naturale, ma questo legame è solo sopito, forse in sospeso, ma ancora vivo: vivo e pesante da portare come bagaglio, ovunque si decida di andare. Fior nerra di una generazione in viaggio: viaggio come spostamento, ma anche come forsennata ricerca di un’identità e una felicità spesso irraggiungibile, ineffabile, utopica.
Recensioni
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Uscito a giugno 2010 e già recensito dall'"Indice" (2011, n. 1), Cinquemila chilometri al secondo di Manuele Fior vive un'improvvisa fortuna, tale da giustificarne una seconda ristampa già nel febbraio del nuovo anno. Ecco spiegato il motivo: il 30 gennaio 2011 Frédéric Mitterand, ministro francese della Cultura, ha consegnato nelle mani dell'autore il prestigioso Fauve d'Or, primo premio del Festival International de la Bande Dessinée di Angoulême. Si tratta del più importante riconoscimento attribuito al fumetto d'autore, negli anni assegnato ad artisti come Eisner, Crumb, Satrapi, Zep e Gipi, fino a quel momento, l'ultimo degli italiani. Il Festival di Angoulême è la terza manifestazione culturale francese per dimensioni dopo Cannes (cinema) e Avignone (teatro). Ogni anno richiama circa 220.000 visitatori, posizionandosi come il più visitato evento del settore al mondo, ben oltre l'americano Comic-Con di San Diego. Si svolge in una piccola cittadina di 42.000 abitanti nel Sud-Ovest del paese, in una regione, Poitou-Charentes, celebre essenzialmente per il cognac e per la sua governatrice, l'ex candidata alle presidenziali Ségolène Royale. Nato nel 1974 su iniziativa di un gruppo di collezionisti e appassionati locali, si ispirava al modello italiano, allora d'avanguardia, del Salone dei Comics di Lucca. Proprio in Toscana, in novembre, Fior ha ricevuto il suo primo riconoscimento per Cinquemila chilometri al secondo, ma la consacrazione finale poteva darla solo Angoulême. Un premio italiano non scuote il mercato più di tanto e rimane a tutti gli effetti una delle tante onorificenze dei numerosi festival dell'"eventificio Italia". Il Fauve d'Or fa almeno triplicare le vendite, anche nel nostro paese.
"Dopo Angoulême conferma Fior ho avuto una grande esposizione mediatica in Italia. In Francia invece si ha un interesse meno puntuale ma più costante sui libri e i loro autori. Paradossalmente il fatto che abbia vinto il premio fa più scalpore in Italia che in Francia, dove il premio è assegnato". Qual è la chiave del successo di Manuele Fior? Come si è detto, il mercato più fiorente del settore è quello francese, il che favorisce la presenza di operatori di qualità e di critici abili a leggere e orientare stili, tendenze e narrative. Fior, nato e cresciuto in Romagna, ha dovuto trasferirsi a Parigi per trovare dignità lavorativa e committenze. Qui ha ottenuto l'attenzione degli editori e il sostegno dell'Hôtel de Ville che gli ha assegnato un appartamento-studio in un ex convento trasformato in residence per artisti, ricercatori e intellettuali. La sua arte ha così potuto svilupparsi e farsi apprezzare con più facilità. Il richiamo, nelle sue tavole, all'espressionismo pittorico, soprattutto nella declinazione dei Fauves, ha risvegliato nella critica d'oltralpe il gusto per l'uso di dominanze negli acquarelli e per l'abilità della messa in pittura dell'interiorità più profonda dell'animo. Poi non si tralascino le felici eco al triangolo amoroso del Jules e Jim di François Truffaut e ai Frammenti che Roland Barthes dedicò al "discorso amoroso". Vorrei chiudere chiamando in causa un altro artista adottato dalla Francia, il regista polacco Krzysztof Kieślowski, autore del Decalogo, di Destino cieco, dei film dei tre colori. Se ne faccia riferimento nella lettura dell'ultimo Fior. Il caso è il più grande dei narratori.
Emiliano Fasano
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