Andrea Schiavon racconta la vita di un uomo straordinario e con lui ripercorre le tappe di un intero secolo di eventi.
5 settembre 1972, ore 4:30, villaggio olimpico di Monaco di Baviera. Un commando palestinese di Settembre nero fa irruzione negli alloggi della squadra israeliana. Comincia così la pagina più tragica della storia delle Olimpiadi e si concluderà 20 ore dopo con 17 morti. In quella squadra c'è anche Shaul Ladany, marciatore che, bambino, fu deportato a Bergen-Belsen, il campo in cui morì Anna Frank. Per la seconda volta Ladany sopravvive alla Storia. Ladany è un docente di ingegneria prestato all’atletica, capace di incastrare allenamenti estenuanti tra una lezione e l’altra. Vive il ’68 a New York da studente della Columbia, combatte la Guerra dei Sei Giorni e quella di Yom Kippur, nel 1973, quando per difendere Israele rientra dagli Stati Uniti pagandosi il biglietto dell’aereo. La sua vita è stata una lunga sequenza di passi, quasi un Forrest Gump che ha attraversato il XX secolo, lasciando un segno a ogni passaggio. "Perché puoi percorrere migliaia di chilometri, ma certe esperienze non le puoi sudare via. Stanno lì a ricordarti che sei vivo.")
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