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A partire dal 1989 la Cina ha conosciuto un grande dinamismo economico, che è andato di pari passo con l’aumento dell’instabilità sociale. Per l’autore, direttore del Centre des hautes études en sciences sociales di Parigi, la rivoluzione cinese è stata essenzialmente nazionalista. Traviata da Mao, viene ora rinnegata in favore della modernizzazione?
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scheda di Gobetti, N., L'Indice 1997, n. 4
Il sinologo francese Lucien Bianco, in questo libretto apparso nella collana "Due punti" del Saggiatore, saluta con soddisfazione l'affacciarsi della Cina sul palcoscenico del capitalismo globale. L'autore si dichiara infatti "così invaghito del progresso come lo si poteva essere prima che il nostro secolo mostrasse l'incapacità di dominarne gli effetti", e non può quindi che rallegrarsi che il più popoloso paese del mondo si sia infine deciso a seguire l'esempio dell'Occidente. Partendo dal presupposto che "su un punto non c'è alcun malinteso da dissipare, e cioè sulla direzione da prendere: quella verso la modernità", Bianco illustra la sua tesi, secondo la quale il vero fardello da cui i cinesi si devono liberare non è tanto quello della tradizione feudale quanto quello della rivoluzione comunista. Come Taiwan ha saputo coniugare cultura orientale e produttività occidentale, così saprà fare la Cina, non appena si libererà delle pastoie dell'eredità maoista. Al valore indiscutibilmente positivo della parola "modernizzazione" corrisponde nell'ottica dell'autore l'assoluta negatività del termine "rivoluzione", e il grande fallimento di Mao viene interpretato come una conseguenza della sua "fissazione rivoluzionaria", che gli impedì di rassegnarsi allo spegnersi della tensione utopica della grande marcia nella banalità dell'apparato burocratico e lo spinse a lanciare continue campagne di accelerazione del cambiamento sociale, con risultati inevitabilmente catastrofici. Ma nel bilancio decisamente negativo della politica comunista cinese qualcosa si salva: "L'evoluzione demografica - e le sue prospettive - è a mio avviso l'aspetto più positivo del bilancio", affermazione inquietante, dato che Bianco non fa mistero degli strumenti utilizzati per raggiungere quei risultati: sterilizzazioni forzate, aborti fino al sesto mese, politica del figlio unico con conseguente pratica diffusa dell'infanticidio femminile.
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