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Usato per una ricerca universitaria, tratta bene l'argomento, che è poco trattato e interessante. Utile la parte sulle statistiche.
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Si racconta che Federico II di Prussia cominciò, un giorno, ad avere come convinzione ferma ed indiscutibile quella che i passeracei fossero gravemente dannosi per il raccolto dei campi e per l'agricoltura in generale. In conseguenza di ciò, ne ordinò con solerzia il veloce e totale sterminio, arrivando anche ad istituire una vera e propria taglia per ogni passero che fosse stato ucciso. La sua premura era motivata in particolare dal suo grande amore per le ciliegie. Correva infatti la voce che i passeri mangiassero in grandissima quantità questo frutto... Temendo per le rosse delizie del suo giardino di Postdam e vinto dal pregiudizio, il Re di Prussia affrettò le operazioni di distruzione, ed in tre anni lo sterminio fu compiuto. Non vi era più un passero in tutta la Prussia... Un curioso fenomeno iniziò però a manifestarsi: folti gruppi di insetti, in una quantità molto più rilevante di quanto si fosse potuto notare in passato, erano energicamente dediti alla libera ed incontrollabile distruzione di migliaia di prodotti agrari e alimentari, ciliegie comprese... La fine della storia, si vedrà, arrise ai volatili, ma cento anni dopo, in tutta Europa, il problema si ripropose su larga scala, suscitando un dibattito intorno ai rapporti tra gli uccelli e l'agricoltura. Un dibattito di stampo antropocentrico, ma che porrà le basi, una volta concluso, per un nuovo approccio ecologico alle cose della natura.
Su questo argomento è presente, a fine libro, un'intervista allo zoologo Bruno Cignini.
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