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Il libro-intervista di Furio Colombo a Romano Prodi muove i primi passi dalla situazione internazionale del mondo globalizzato in cui viviamo. Il candidato premier dell'Unione di centro-sinistra sottolinea la sua volontà di fare della Cina un partner commerciale dell'Italia, esalta le potenzialità di sviluppo nel settore terziario della democrazia indiana e critica il premier russo Putin per non aver ancora affrontato il nodo della Cecenia. C'è poi la grossa questione della lotta al terrorismo; il modello da seguire, secondo lo statista emiliano, rimane quello europeo, una via di dialogo e di trattativa per la pace: lo testimoniano i successi ottenuti nei confronti dell'Ira in Ulster e dell'Eta, nei Paesi Baschi. Rifiuto quindi delle politiche di "guerra preventiva", come quelle seguite dall'amministrazione Bush in Afghanistan e Iraq e, per fuoriuscire dal pantano irakeno, ritiro delle truppe italiane progressivo e graduale, con una contemporanea fornitura di aiuti umanitari. Altrimenti le grandi promesse di democrazia fatte per quei Paesi resteranno deluse, ricorda il Professore.
Nella seconda parte del libro l'ex direttore dell'Unità pone quesiti sul futuro dell'Europa. Prodi crede fermamente nelle "armi della politica" per migliorare i rapporti internazionali. Quindi la sua strategia richiederà maggiore attenzione a tutta l'area del Mediterraneo, favorendo il ruolo di riconciliazione tra nord e sud Europa, il vicinato con i paesi arabi, la cooperazione con la nuova Libia (che da minaccia è divenuta risorsa di pace) e con tutte le sponde del grande mare. La linea di Prodi è quella tenuta nei cinque anni passati da Commissario europeo: euro, allargamento dell'Unione, Costituzione europea, che ora ha avuto un brusco stop da Francia e Olanda. Ma il processo, dice Prodi, è irreversibile. Come nel 2007 entreranno Romania e Bulgaria (e poi gli stati balcanici), così ci sarà sempre più bisogno di regole e valori politici comuni a tutta l'Unione europea. E per l'ingresso controverso della Turchia, il leader dell'Ulivo invoca pazienza, ma è anche convinto che "la storia è fatta per vincere i pregiudizi" e che anche quello contro i turchi debba prima o poi venire meno.
Le altre sezioni del libro riguardano la nostra Italia. Prodi vuole dare una scossa di fiducia al Paese aprendo le libere professioni e il terziario alla concorrenza, trasformando le piccole-medie imprese in aziende più grandi ad elevato tasso tecnologico, rilanciando la ricerca scientifica e la formazione. Uscire dal berlusconismo, che secondo Prodi è stato un disastro per l'Italia, significa sì cancellare le leggi ad personam, ma anche rilanciare l'etica pubblica offesa dall'illegalità diffusa, e creare un nuovo stato sociale che risponda alle nuove povertà degli italiani. Per fare questo il Professore, anche in questo colloquio con Furio Colombo, rilancia tutte le sue idee di riforma, per il Sud, la sanità e la scuola, compresa quella di un nuovo partito democratico che unisca la sinistra italiana.
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