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Autrice di teatro e narrativa, acclamata dalla critica per la sua scrittura colta e raffinata, Elena Bono si è sempre contraddistinta per un’attenzione ai temi della spiritualità, nutrita da costanti riferimenti alla mitologia, alla letteratura e all’arte greca e latina, alla storia contemporanea, all’incantevole splendore della natura. Questi suoi interessi sono individuabili anche nelle poesie qui antologizzate, come sottolineano sia l’intensa introduzione di Bultrini (“un materiale narrativo incandescente, che raggiunge il lettore in maniera frontale, senza travestimenti o derive intellettuali”), sia l’approfondita ed entusiastica nota iniziale dei curatori. In primo luogo, sono da rimarcare i sapienti rimandi a figure del mito e ai luoghi della civiltà classica, capaci di riverberare emozioni. Anche il pensiero, la poesia e la cultura dell’antico Oriente hanno lasciato tracce consistenti nella produzione della poetessa, come dimostrano le composizioni dedicate ad antichi maestri dello Zen e alla loro mistica meditativa, con l’invito alla contemplazione della bellezza del creato e al raccoglimento introspettivo. Ma è soprattutto incisiva, in una fervente cattolica come Elena Bono, l’ispirazione alle fonti bibliche, alle figure evangeliche descritte in numerose poesie. Oltre a questo evidente e declamato afflato religioso, la scrittura poetica dell’autrice si rivolge con slancio partecipativo anche alla storia umana nella sua tragica concretezza. L’esperienza vissuta come staffetta nella guerra partigiana è narrata con ardore, nella precisa volontà di rendere omaggio ai compagni caduti combattendo (“Morirono per la libertà, / essi, a cui i padri non avevano insegnato a vivere liberi”). Lo stile di impianto tradizionale risente dell’eredità di tutta la nostra storia letteraria, da Dante a Leopardi, di cui si ricalcano atmosfere, ambientazioni e descrizioni naturali.
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