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Inghilterra, 1086. Il censimento ordinato da Guglielmo il Conquistatore è stato finalmente portato a termine.
«Segreti, colpi di scena, intrecci di ampio respiro... nessuno - ripeto: nessuno - è all'altezza di James Rollins» – Lee Child
La summa di quel censimento immane è un volume in cui sono elencate tutte le terre e le proprietà del regno. Ma ben presto strane voci cominciano a circolare, e nessuno sa perché due luoghi sono indicati con un'unica, enigmatica parola scritta in inchiostro cremisi: devastato. Circondata da un'aura di mistero, quell'opera monumentale passerà alla storia con un titolo inquietante: "Il libro del Giorno del Giudizio".Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Rollins è sempre Rollins, nel bene e nel male, in ogni suo aspetto che, col tempo, si è consolidato, portando sia pregi che difetti all'estremo. Ecco, allora, che il punto di partenza nebuloso si chiarisce col passare delle pagine introducendo elementi più o meno plausibili, misti ai clichè stereotipati delle varie vicissitudini che si presentano spesso come ritrite elaborazioni dei soliti stilemi. Se il tema di fondo può suonare come contemporaneo e originale (crescita demografica, biotecnologia e sottotrame religiose), non si può dire lo stesso dello sviluppo, con scene d'azione al limite del surreale, comportamenti dei personaggi stereotipati, storie sentimentali da romanzetto rosa e mal gestite, eppure con quel pizzico di suspance che regge il libro, pur puntando su espedienti narrativi ormai conosciuti, come bloccare l'evento tra un capitolo e l'altro (per gli esperi del genere è tutto troppo scontato). Insomma, Rollins si conferma quello di sempre, e forse stanno in ciò i pregi e i difetti riuniti. E' una lettura di svago, un piacevole passatempo, che non regalerà un romanzo indimenticabile, nè un libro da cestinare. La prosa, purtroppo, è piuttosto scadente ed elementare; qualche velleità fallita di costruire descrizioni d'impatto e raccontare le scene movimentate con velocità; ma tutto è troppo abbozzato... Che sia la traduzione o Rollins stesso? Certamente Berry rende il tutto più piacevole con uno stile indiscutibilmente migliore. Consigliato a chi sa cosa propone e come si è sempre presentato Rollins, senza avere ulteriori pretese; sconsigliato a chi vuole iniziare a conoscere la Sigma e cerca il nuovo pionere dei romanzi d'avventura: quasi tutto sa di già letto.
Ho letto altri libri dello stesso autore e questo mi è piaciuto di meno, forse perché mi è sembrato ben poco realistico: i buoni che non si fanno niente (o quasi) mentre i cattivi perdono. Per il resto il libro è scritto bene e si vede che l'autore si è documentato sia in fatto di armi, che di archeologia, nonché dei problemi di mancanza di cibo che caratterizzano il nostro tempo. Nel complesso mi sento di assegnargli un giudizio mediocre.
è il primo libro di Rollins che leggo, mi ha appassionato: avvincente e pieno d'azione, amagari un pò eccessivo. penso che proverò a leggerne altri. consigliabile
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