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Che fine ha fatto Sandra Poggi? - Davide Pappalardo - copertina
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Che fine ha fatto Sandra Poggi? - Davide Pappalardo - copertina

Descrizione


Milano, dicembre 1973. Libero Russo, scalcagnato investigatore, viene contattato da uno sconosciuto nella sua bicocca al quartiere Isola, dove vive in compagnia di un gatto e delle canzoni di Fred Buscaglione. Deve rintracciare Sandra Poggi, una ragazza della Milano bene di cui si sono perse le tracce. Un caso all'apparenza semplice, visto che la giovane è in contrasto con la famiglia. Libero, alle prese con i propri tormenti interiori e con la nostalgia per la sua terra, la Sicilia, intuisce che potrebbe non trattarsi semplicemente di una fuga da casa. In un vorticoso giro di giostra tra Milano, Venezia e Bologna, l'investigatore entra in contatto con neofascisti, strizzacervelli, prostitute, doppiogiochisti, movimentisti, poliziotti corrotti, per cercare di arrivare a Sandra, che sembra volatilizzarsi ogni volta che l'afferra, in un gioco di specchi in cui non si sa più chi è l'inseguito e chi l'inseguitore...
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Dettagli

2019
23 aprile 2019
207 p., Brossura
9788833640952

Valutazioni e recensioni

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Recensioni: 5/5
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Olivia
Recensioni: 5/5

Davide Pappalardo non è sicuramente uno scrittore agli esordi: dopo alcune ricerche in rete si evince che, "Che fine ha fatto Sandra Poggi" è il suo sesto libro. Ma questo non ci prepara minimamente alla voce di autore consumato che immediatamente rimbalza fuori dalle sue pagine. Pappalardo si destreggia nel genere noir come un acrobata: conoscendo a fondo i suoi meccanismi, gioca a ribaltare espressioni letterarie e aspettative di trama. E' un noir che simultaneamente si prende sul serio e non lo fa per nulla: un po' come il suo scalcinato protagonista, Libero Russo. Russo adotta la classica voce narrante dell'investigatore protagonista del noir con un'intelligenza da narratore. Ad ogni momento sguscia fuori dalla storia per guardare se stesso con ironia, regalandoci un punto di vista arguto e un po' beffardo. Le ambientazioni anni '70 sono a dir poco impeccabili: come Pappalardo, che in quel periodo non era neanche nato, riesca a descrivere così bene quel mondo è un bellissimo mistero. Gli oggetti, i colori del mondo in cui vive Sandra Poggi e i suoi compagni ci proiettano in un'era lontana; le descrizioni della Venezia, Bologna e Milano di quegli anni rivelano un occhio da documentarista e storico meticoloso ma mai freddo e distaccato. Insomma, nonostante si percepisca il grandissimo lavoro di costruzione e ricostruzione alla base di questo libro, la lettura è fresca, il racconto spontaneo. E' bello leggere un autore che nel giocare con uno stile prende anche dei rischi, che in questo caso vengono ripagati ampiamente.

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Testadura
Recensioni: 4/5

Sulla scia della Cassar Scalia, un nugolo di scrittori si fa strada ad Acireale e dintorni. A fianco di Cantarella e Russo troviamo questo libro di Davide Pappalardo, che ambienta però la sua vicenda in varie città del nord e in un passato immaginifico. Il ritmo è dato più dall'azione che dalla scrittura, come nella tradizione hard boiled; ciò comporta una certa difficoltà a seguire il plot. I personaggi sono però ben caratterizzati e non mancano momenti di tensione e di puro divertimento. Filone acese da seguire.

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Elena
Recensioni: 5/5

Ho notato una scrittura più curata, anche se lo stile è fortunatamente sempre lo stesso con l’immancabile ironia che qua e là sdrammatizza. Ci sono belle pagine cariche di nostalgia per la Sicilia in cui Libero ha trascorso la sua infanzia: il nonno, il mare, l’Etna. Ogni tanto ritorna anche il ricordo di Clelia, mai dimenticata nonostante sia stata l’origine dei suoi guai, alla quale Sandra somiglia molto. Come nel libro precedente ci sono tante citazioni cinematografiche, musicali e soprattutto letterarie: si va dai fumetti di Alan Ford a Shakespeare passando per Mann, Cronin, Stevenson e persino Pascoli. Leggete attentamente e divertitevi a scovarle: io mi ci diverto un sacco. E se non le trovate fa lo stesso: è un libro che in ogni caso vi appassionerà.

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Recensioni

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Voce della critica

Pensi di capire gli altri, ma non hai capito nemmeno te stesso. Vedi, nel mondo vaghiamo tutti uguali. Tutti omologati. Tutti simili a biglie di vetro che sbattono l’una contro l’altra e si confondono. Il bimbo che le muove, magari, ha appioppato un nome a ognuna di loro, ma alla fin fine sono tutte uguali e non sa più riconoscerle. Anche se prendono direzioni diverse, le biglie fanno gli stessi movimenti e, se nel pavimento c’è una pendenza, si incanalano verso un unico punto. Io sono una biglia diversa, magari mezza rotta, il vetro sarà pure scheggiato, ma prendo la direzione opposta da quella della massa. Seguo il mio istinto. È facile, ma ci vuole il coraggio di abbattere la gabbia che ci siamo costruiti con le nostre mani. Gli agi, le abitudini, la Fiat presa a rate, il mare in Liguria, la casa di tot metri quadri, lo stipendio a fine mese, la famiglia. Tutti incapsulati. Tutti uguali. E tu sei come loro. Sopravvivi, ti trascini ma non vivi. (cit. Sandra Poggi)

Di ritorno da un viaggio nel tempo nella Milano del 1973, passando per Bologna e Venezia, quasi come in uno di quei vecchi film polizieschi, eccomi a descrivere i miei pensieri su questo secondo romanzo di Davide Pappalardo, dove incontriamo di nuovo quel simpatico, scalcagnato personaggio che è Libero Russo, un investigatore privato un po’ sui generis, siciliano, trasferitosi al nord, nostalgico della sua terra. Lo ritroviamo più pulito, quasi più serio e responsabile (sto forse azzardando) rispetto a quando l’avevamo lasciato in “Buonasera, signorina”.

Uno stile un po’ cambiato, forse più posato, quello dell’autore, che mantiene il suo tono scanzonato, il suo cinismo e il suo lato burlone. Anche per questo romanzo non darò un’etichetta di genere perché non si può definire noir, giallo o hardboiled, ma una miscellanea di tutti e tre.

Dalle finestre e dai locali le canzoni di Buscaglione fanno da sfondo alle vicende dal fare strampalato del nostro investigatore che riesce sempre, suo malgrado, a ficcarsi in qualche faccenda losca e in guai da risolvere, con tipi poco raccomandabili. Nientemeno, stavolta dovrà dare la caccia ad una giovane, evanescente figura femminile che risponde al nome di Sandra, (o forse ad altro nome?) una tipetta piuttosto conturbante, personaggio interessante che riuscirà ad ammaliare, non potevamo avere dubbi, anche il nostro Libero.

Al centro c’era una fontana. Lei ballava da sola, lì. Nei pressi di quella pozza di marmo. Danzava un ballo senza musica. O forse la Musica era il vento che le faceva svolazzare quel vestito blu e giallo. Le livree del pesce angelo imperatore. Cantava ‘Un bacio a Mezzanotte’.

Ragazza sfuggente e pericolosa, spirito libero, Sandra, con il suo fare camaleontico riuscirà a farsi trovare e poi di nuovo sfuggire dalle mani di Libero, in un avvincente gioco di guardia e ladri. La spalla robusta e non sempre richiesta dello storico ex collega poliziotto, Marione, è un punto di forza della narrazione, ma la protagonista indiscussa è sicuramente Sandra, sebbene paradossalmente sia fisicamente poco presente nel romanzo!

Perché sfugge? Perché è così pericoloso per Libero averla vicino? Cosa c’entrano con lei i movimenti neo fascisti (non a caso ci troviamo negli anni caldi della politica sociale) e uno strano strizzacervelli? E perché per trovare la ragazza quel tipo losco e misterioso ha contattato proprio Libero?

Non posso svelare nulla della trama perché toglierei tutto il gusto delle sorprese che si rivelano quasi alle ultime battute, passando da personaggi con importanti incarichi sociali ad altri provenienti dai bassifondi: ce n’è per tutti i gusti!

Lascio dunque a voi tutte le risposte, se mai le troverete realmente e vi invito a scoprire… Che fine ha fatto Sandra Poggi!

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