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Guccini e Macchiavelli, cantori dell’Appennino dimenticato, giocano con i fantasmi per rendere omaggio allo spirito misterioso e inafferrabile delle loro amate montagne.
Qualche giorno dopo essersi insediati a Pietrapesa, Marta se l'era trovato fra i piedi, sbucato dalle scale di cantina veloce come un fulmine: aveva rischiato di cadere. Un gatto magro eppure sempre in movimento, tutto nero, "come un tizzone d'inferno", aveva detto subito Maurizio. Aveva una sola piccola macchia, un candido ciuffetto di pelo sotto il mento.
La frenesia della città sembra all’improvviso lontanissima, i tornanti si snodano in mezzo a una fitta vegetazione, il segnale telefonico si interrompe: e poi, dietro una curva, ecco una radura dominata da una quercia maestosa e da un’antica casa in pietra. A Maurizio e a Marta sembra che quella casa sia lì ad aspettarli da sempre. A dire il vero Maurizio, da buon scrittore di romanzi, qualche sospetto per le case isolate nel bosco lo nutre, ma l’entusiasmo della moglie vince ogni resistenza. E così i due approdano tra gli Appennini, poco desiderosi di stringere amicizia con i ruvidi abitanti del paese vicino e determinati a godersi il loro incantevole buen retiro. Però non sono soli: dalle profondità della cantina – che i locali chiamano “l’inferno” – emerge un grosso gatto che si considera il vero padrone di casa e che, in virtù del suo pelo nerissimo, accetta l’epiteto di Minosse con felina condiscendenza. Ma non è tutto. Una notte dopo l’altra, a far loro compagnia si susseguono strani accadimenti: ombre fruscianti in giardino, luci che si accendono nel buio, Minosse che gonfia il pelo come se qualcosa lo avesse terrorizzato…Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Non una delle del migliori opere del duo Guccini-Macchiavelli. Un giallo contaminato da storie di fantasmi che si lascia leggere velocemente. Godibile
Una bella storia, non la più avvincente, ma comunque un racconto che si lascia leggere con piacere.
Finalmente il ritorno della "premiata ditta" (mi si perdoni a definizione) Guccini /Machiavelli. Molto piacevole da leggere. Un piccolo appunto bonario alla recensione (opinione rispettabilissima) di Moreno63: non si paragoni la poesia (splendida) del Guccini Cantautore con la prosa (altrettanto splendida) del Guccini Scrittore (le maiuscole sono volute)
Recensioni
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Che cosa sa Minosse. Storia di fantasmi e gente strana (224 pagine, 15 euro), ultima fatica letteraria di Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli, edito da Giunti, è un libro praticamente perfetto per una giornata uggiosa, bagnata dalla pioggia, da trascorrersi magari davanti al camino scoppiettante di una vecchia casa di montagna.
Una antica dimora di campagna, ristrutturata da una coppia di mezz’età fuggita dalla città, diventa la location ideale per ambientare un thriller leggero dove sinistri rumori, strane apparizioni e corde penzolanti da una quercia centenaria animano le tranquille notte di un piccolo borgo emiliano. Ma chi conosce la verità? In paese nessuno sa niente. Il parroco – don Simone – esclude ovviamente la presenza di fantasmi e similari, mentre un vecchio professore lascia intendere invece che da quelle parti, secoli prima, potrebbe essere successo qualcosa di molto brutto. Guccini e Macchiavelli cucinano tutti gli ingredienti della trama in modo magistrale: la scrittura, le descrizioni, i dialoghi sono estremamente semplici, quasi elementari.
Sembra un libro senza pretese, – e per molti aspetti lo è – eppure riesce a tenere alta l’attenzione, spingendo il lettore a divorare pagina dopo pagina per capire cosa davvero si nasconda dietro quegli strani accadimenti. Forse l’unico in grado davvero di fornire una risposta è il gatto Minosse, così ribattezzato per il suo lucido pelo nero, capace di avvertire strane presenza e di indicare, con il suo comportamento, che dietro le possenti mura di Pietrapesa si cela una storia ben più complessa da scoprire.
Recensione di Alessandro Orofino
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