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L'heavy rotation del pezzo che dà il nome a questo album ha portato alla ribalta mondiale lo sconosciuto Gavin DeGraw: a metà strada tra il nostrano Nek (verso cui la mente corre con insistenza ascoltando opening track Follow through) ed i Maroon 5 (ai quali deve qualcosa l'arcinota Chariot), il Gavino d'oltreoceano ci propone un bel disco easy listening, ballabile e mai noioso. Non mancano passaggi studiati ad hoc per cuori infranti come la sofferta Just friends, con testi che raschiano con le unghie di mani e piedi nella banalità: ma dalle nostre parti chi - essendo cantati in inglese - ci farà caso? La musica è decisamente accattivante e la voce intonata: prova superata anche nel genere strappacore! I raggi di sole dell'allegra Nice to meet you anyway vengono oscurati per un momento dalla tossica (ma solo nel titolo ed in parte dei testi, dove vengono citate le parole drunk e joint: la musica è un classicissimo rock a tratti country oriented, con giri di chitarra facili facili ma non per questo inefficaci) Chemical party. Altra strizzatina d'occhio a chi soffre pene d'amore con la trasparente - in questo caso perchè decisamente incolore - Belief cui fa seguito l'apertura arrembante di Crush, che ben presto però tira il freno a mano, per fingere subito dopo di riaccelerare: un pezzo a singhiozzo che non convince fino in fondo. I don't want to be reimpenna le quotazioni di DeGraw con una secca, decisa incornata piena di carica e ritmo, un pezzo ben concepito ed accattivante che non avrebbe mal figurato - scusate la ripetizione - in Songs about Jane dei Maroon 5. Il carro - Chariot in inglese - conclude la sua corsa rallentando al piccolo trotto con la buona Meaning, frenato bruscamente dalla lenta - troppo, in effetti - More than anyone per poi fermarsi con la sgommata bullesca tutta freno a mano della bella Over-rated. Buon disco, dove si vedono ottime cose alternate a capitoli non proprio felici, ma che lasciano intravedere un futuro più che roseo per la carriera di questo esordiente di lusso.
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