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È una curiosissima scelta editoriale, quella della Feltrinelli: che "le cene eleganti" del titolo siano proprio quelle del bunga bunga emerge soltanto aprendo il libro e sfogliandolo. Perchè né in copertina, né sul retro, né sui risvolti viene indicato a chiare lettere quale sia il soggetto della pubblicazione. Che sulle prime - non fosse per il nome dell'autore in bella evidenza - si presenta come un innocuo romanzo. Poi, comunque, romanzesco lo sarà nel suo svolgimento. Perchè la vicenda di Ruby raccontata nei dettagli, e con tutti i suoi risvolti pubblici e privati, è la sintesi della drammatica deriva personale di Silvio Berlusconi, tradotta anche nella cricca di insulsi personaggi di cui si circonda, a partire da Emilio Fede, la cui sorprendente cupidigia è probabilmente il frutto di una ritorsione verso chi lo ha profumatamente confinato a guardiano del più improbabile zoo mediatico italiano. Ai sostenitori del premier, ma anche a chi ancora gli concede il beneficio del diritto alla privacy "per quanto fa in casa sua", consiglio vivamente la lettura del libro. Dimostra, documenti alla mano, l'inimmaginabile, il superamento di ogni limite della decenza, e indica perfettamente fino a che punto il berlusconismo da "bulli e pupe" abbia annichilito un'intera nazione: da una parte tanto cinica da far finta di non vedere e non sapere, e dall'altra incapace di reagire in modo deciso e convincente. "Le cene eleganti" è da far leggere nelle scuole (ma a partire dalle superiori).
Ho acquistato il libro attratto dalla bella copertina e dell'unione gossip-politica, anche se i fatti di Ruby erano noti. Qui viene raccontato tutto il retroscena del bunga bunga, in maniera completa e documentata, in modo tale che ognuno può formarsi una sua opinione sui fatti contestati al Presidente del Consiglio, nella fattispecie induzione alla prostituzione di una minorenne . Ad uscirne male però soprattutto Nicole Minetti ed Emilio Fede, il secondo visto come un ottantenne che corrompe ragazze col miraggio di ottenere ruoli in tv . Della Rubacuori emerge un ritratto di ragazza scaltra, ma intelligente, mentre Berlusconi è visto più come una mucca da mungere, da parte di starlette e sedicenti tali, o come un povero vecchio fissato sul sesso. Interessanti e divertenti le intercettazioni, complete, fino a quella di poco tempo fa tra la Santanché e Briatore. L'ultima parte non regge il ritmo, perché l'autore si schiera troppo a sfavore del premier. In più mi ha irritato il fatto che dopo la fine di un periodo venga messa la parola "Verso?", a capo, ripetuta più volte. La storia di corruttore di minorenni di Berlusconi non regge, perchè Ruby rubacuori ne sa una più del diavolo.
Recensioni
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La storia – ormai lo sappiamo – ha il vizio di ripetersi: la prima volta si presenta come tragedia, e la seconda come farsa.
Ma raramente – bisognerebbe aggiungere – la farsa riesce a strappare alla platea una risata liberatoria. Molto spesso invece proietta, ingigantendola, un’ombra sinistra su fatti già accaduti, che nel loro perpetuo riproporsi rinnovano ad lib la commedia mediocre del potere.
Quando nel luglio del 2010 in Corso Buenos Aires, a Milano, scoppia una rissa fra due ragazze, già coinquiline, per una storia di soldi rubati, nessuno fra coloro che vi assistono può immaginare che stia aprendosi il sipario su una farsa che resterà a lungo in cartellone e che, dietro alle battute ormai proverbiali pronunciate dai suoi protagonisti, si agitano tutti gli ingredienti del più micidiale e indigesto cocktail mediatico che si possa immaginare.
È la storia di Ruby, minorenne di origine marocchina in fuga dalla famiglia e dalle comunità, che mentre è trattenuta in questura per accertamenti, comincia a parlare.
La ragazza millanta conoscenze altolocate, frequentazioni prestigiosissime, protezioni potenti. Sostiene addirittura di essere una lontana parente dell’allora Presidente egiziano Mubarak.
Ruby vuota il sacco, e da quel momento si mette in moto una catena di eventi che trascinerà il dibattito politico italiano, già in affanno, in una discarica.
Ma questa è anche – e soprattutto - la storia di una classe dirigente per cui la politica è ancella dei privilegi cui dà diritto.
Colaprico, scrittore e cronista di nera, giornalista di grande mestiere che ha seguito passo dopo passo gli sviluppi delle inchieste milanesi sulla ‘ndrangheta negli anni ottanta e novanta, decide di mettere penna e istinto al servizio del caso più scottante degli ultimi anni, quello che vede il Presidente del Consiglio indagato per prostituzione minorile.
Ed è proprio la cronaca a tenere banco, nei primissimi capitoli, con un incedere che rende bene il passaggio progressivo dall’incredulità provata dai poliziotti che redigono il verbale (“Sì, come no? Mubarak, Silvio…”) alla consapevolezza che il racconto di Ruby è la punta di un iceberg gigantesco, sul quale di lì a poco farà naufragio l’immagine pubblica di Berlusconi.
Ma quel che il libro di Colaprico aggiunge al quadro - già brutalmente chiaro - di quel che è successo prima, durante e dopo “le cene eleganti” a Villa San Martino, è anche una testimonianza per dare il giusto rilievo al lavoro svolto dalla Polizia della Questura di Milano e dai magistrati inquirenti, che hanno messo il dito in una piaga dolorosa e privata: quella dell’adolescenza e dell’infanzia di una ragazza dalla vicenda difficile, complicata, che ha dovuto imparare prestissimo e sulla sua pelle qual è l’unico modo per “campare la vita”, per dirla con le sue parole.
Storia unica e peculiare, certo, come quella di chiunque: ma anche storia esemplare e termometro di una cultura diffusa e radicata fra molte sue coetanee.
E via, allora, con l’amarissima farsa: ecco sfilare le maschere di una corte di lenoni e procacciatori di favori; gli innominabili e potenti attorno ai quali gira tutto il sistema; le ragazze cresciute nel culto dell’apparire come unico viatico a vite degne di essere vissute, e le loro colpevoli famiglie.
Difficile distinguere un episodio che condensi meglio degli altri il clima da basso impero, ma particolarmente agghiacciante è il passaggio in cui il fratello di una delle ragazze coinvolte nell’inchiesta fornisce supporto psicologico alla sorella – che lo mette a parte dei suoi dubbi sull’opportunità di prendere ancora parte a quelle "serate mondane" – per convincerla a continuare, così da ottenere più benefici per l’intera famiglia.
Ma a emergere con la più grande evidenza è l’istantanea di un popolo assopito e incapace di reagire con sdegno all’arroganza dei suoi rappresentanti, e il disegno di un Paese diventato l’ideale terreno di coltura per questa giostra degradante e meschina.
A cura di Wuz.it
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