(Parigi 1804 - Nohant, Indre, 1876) scrittrice francese. Figlia di un aristocratico e di una popolana, educata in campagna da una nonna dalla mentalità molto aperta, crebbe libera tra numerose letture e passeggiate a cavallo in abiti maschili: abitudine che non abbandonerà più. Nel 1822, a diciotto anni, sposò il barone Casimir Dudevant; un matrimonio che si rivelò quasi subito male assortito. Nel 1831, lasciato il marito, la S. si stabilì con i due figli a Parigi, dove si diede a una vita indipendente, secondo gli estri romantici, legandosi con Jules Sandeau. Cominciò a collaborare a riviste, conobbe Balzac, scrisse con Sandeau il romanzo Rose et Blanche (1831). Con Indiana (1832), che firmò con lo pseudonimo maschile di George Sand, dette inizio a una fortunatissima carriera letteraria, mentre la sua vita si arricchiva di numerose esperienze e relazioni amorose fra lo scandalo dei benpensanti. Fu legata a Prosper Merimée, ad Alfred de Musset, al medico Pietro Pagello. Il suo tormentato rapporto con Chopin durò undici anni. Appassionato fu anche il suo impegno politico: conquistata dalle idee innovatrici e democratiche di Michel de Bourges, di Pierre Leroux, di Lamennais e di Mazzini, dette vita a due periodici «La Revue indépendente» (1841) e «L’Éclaireur» (1844) di chiara tendenza socialista. Partecipò attivamente alla rivoluzione del 1848; dopo le giornate di giugno, delusa, si ritirò in campagna a Nohant. Fu un ritiro di quasi trent’anni che la S., ormai celebre donna di lettere, amica di Flaubert e di Dumas, dei Goncourt e di Gautier, visse serenamente, dedicando la propria attività soprattutto al teatro.La produzione della S. fu vastissima: 143 volumi di romanzi e racconti, 49 di scritti vari e 24 commedie. I primi romanzi, definiti «passionali», tra i quali Indiana (1832), Valentine (1832), Lélia (1833), Jacques (1834), Mauprat (1837), Il compagno del giro di Francia (Le compagnon du tour de France, 1840) e Consuelo (1840), riscossero un grande successo; piacquero per la finezza psicologica e la forte carica idealistica dell’autrice che sosteneva i «diritti dell’anima» e la passione amorosa contro le convenzioni sociali. A questa serie di romanzi ne seguirono altri in cui la S, votatasi all’ideologia socialista, tese a ideali di fraternità e di uguaglianza fino a sconfinare in una sorta di misticismo. Ma le sue opere migliori restano i romanzi detti «campestri»: La palude del diavolo (La mare au diable, 1846), La piccola Fadette (La petite Fadette, 1849), I maestri suonatori (Les maîtres sonneurs, 1853) dove il suo talento della «presa diretta» della realtà e la calda partecipazione umana alla vita sortiscono risultati di poesia. Singolare inoltre l’immagine che la S. ha lasciato di sé: fu la prima donna dell’età moderna a ribellarsi ai pregiudizi che soffocavano la condizione femminile, e la sua turbinosa esperienza sentimentale ebbe forme e caratteri di notevole originalità.