Nome d'arte di David Daniel Kaminsky, attore statunitense. Una giovinezza passata tra i mestieri più diversi e improbabili non gli impedisce di tentare con successo la carta del mondo dello spettacolo, esordendo come cantante e ballerino e mettendo in luce le sue doti migliori – una certa svagatezza dello sguardo che sa farsi poetica distanza dalla concretezza della vita, una parlantina rapidissima che non teme filastrocche e scioglilingua – prima in alcune produzioni teatrali di prestigio a Broadway, poi al cinema. Con lo scatenato musical propagandistico Così vinsi la guerra (1944) di E. Nugent si impone al pubblico americano creando il suo personaggio di giovane sensibile e svanito, in costante fuga dalla vita reale verso una dimensione tutta sua, nella quale dare sfogo alla propria ingenuità e stravaganza. Con il frustrato Walter Mitty – un pubblicitario che sogna costantemente a occhi aperti per sfuggire a una vita non appagante con effetti esilaranti – in Sogni proibiti (1947) di N.Z. McLeod perfeziona questo tipo caratteriale, riproposto anche in altri successi dell'epoca (Venere e il professore, 1948, di H. Hawks). Tra B. Keaton e J. Lewis, ma senza essere l'uno o l'altro, attraversa con brio surreale la commedia americana, finché sul finire degli anni '50 dirada l'attività cinematografica per dedicarsi agli impegni di beneficenza per l'unicef.