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Anno edizione: 2023
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Ambiguità. Una delle parole che maggiormente risuona dopo la lettura. Colpe? Cosa sono le colpe? Quelle che la coscienza di ognuno riconosce come tali o quelle che la giurisprudenza, così interpretabile e cavillosa, giudica come reati? Se una legge assolve un uomo, incondizionatamente la coscienza può fare altrettanto? Un’ esecuzione rimane un’esecuzione anche quando la mano che esegue è mossa da un ordine impartito a gran voce e senza diritto di replica da un superiore. La scrittura è secca e pulita, come del resto dovrebbe essere una scrittura che racconta un processo, pochi ma determinanti elementi. Come riportato in diverse interviste dallo stesso autore, suo nonno fu uno dei fondatori della gioventù hitleriana e governatore nazista di Vienna. Fu condannato a vent’anni di carcere al processo di Norimberga per aver deportato circa ottantacinquemila ebrei. La storia raccontata non è una storia vera ma non si discosta molto dalle vicende che accadevano all’epoca. L’intento dell’autore sembra essere quello di fare i conti con il passato ed evidenziare quanto spesso legge e giustizia non siano coerenti.
A Berlino, nel 2001, un uomo, spacciandosi per giornalista, raggiunge nella sua stanza d'albergo un anziano industriale, lo uccide con quattro colpi di pistola, gli spappola la faccia a calci fino a perdere il tacco di una scarpa, poi chiede che sia avvisata la polizia. In tasca ha i documenti che lo identificano come Fabrizio Collini, nato nei pressi di Genova ma risedente da trentacinque anni in Germania, operaio in pensione, incensurato. Si rifiuta di rispondere a qualsiasi domanda sui motivi che lo hanno spinto al delitto. Il giovane avvocato Caspar Leinen, suo difensore d'ufficio, si batte per raggiungere la verità. Lo sviluppo della questione, in un intreccio di passato e presente, porta alla luce colpe che forse non lo sono, i giudizi della storia e quelli dei tribunali. Un romanzo appassionante e intelligente, scritto con virtuosistica semplicità, che consiglio davvero a chiunque nella lettura cerchi uno stimolo al dubbio e alla riflessione, non solo evasione e conferme.
E' un libro molto bello, scritto con accuratezza e di facile comprensione, ha tutto l'aspetto di essere un legal thriller all'americana, purtroppo non lo è, racconta gli anni bui di un periodo della nostra storia, seconda guerra mondiale, nazisti e stermini, partigiani e battaglie, campi di concentramento e dolore, scritto con uno spirito revisionista e anche se non citato è un pò autobiografico e personale, consigliato assolutamente
Recensioni
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Fra solidi mobili di legno scuro, nella penombra di un interno borghese cresce segreta una colpa.
Questa storia potrebbe cominciare così, come accade spesso in letteratura: un uomo famoso, personaggio pubblico, un cittadino conosciuto e rispettato dalla comunità in seno alla quale ha vissuto per tutta la vita, nasconde un segreto terribile.
Chi è veramente Hans Meyer? È una vertebra grossa di quella spina dorsale tutta d’un pezzo che ha sostenuto e raddrizzato la Germania dopo la fine della guerra.
È un anziano industriale, ma anche un privato cittadino premuroso e gentile coi suoi nipoti e i loro amici. Soprattutto, poche righe dopo che abbiamo fatto la sua conoscenza, Hans Meyer è un cadavere.
È stato ucciso da un muratore italiano, immigrato in Germania dagli anni sessanta, che lo ha ingannato spacciandosi per un giornalista, e trucidandolo pochi minuti dopo essersi introdotto nella una camera d'albergo con un accanimento e una ferocia tali da sollevare un moto di orrore in tutto il Paese. Il nome dell'assassino è Ferdinando Collini.
Collini non cerca di sottrarsi all’arresto, né ha intenzione di spiegare perché ha ucciso Meyer. Si limita a rivendicare il suo gesto, ma così facendo metterà in seria difficoltà il suo avvocato.
Caspar Leinen - questo il suo nome - ha accettato la difesa di Collini prima di sapere che il Meyer rimasto vittima dell’efferato delitto è in realtà lo zio di un suo carissimo amico d’infanzia, e di Johanna, donna della quale è da sempre innamorato.
Quando lo scoprirà, però, sarà troppo tardi per tirarsi indietro, e il giovane avvocato avrà bisogno di tutta la sua abilità, intelligenza e passione per portare a termine il difficilissimo mandato.
Ma attenzione: non si confonda Il caso Collini con un thriller procedurale alla Grisham. Qui l'accento è tutto sulle responsabilità degli uomini e il modo in cui la legge le interpreta, e se dovessimo proprio cercare dei riferimenti fra gli arcani maggiori, non suonerebbe esagerato il richiamo a Durrenmatt, evocato da Antonio D' Orrico a proposito del libro Un colpo di vento, la prima prova di Von Schirach.
Sono storie, quelle di Von Schirach, che nascono dalla necessità di distinguere fra i gesti, per terribili che siano, e le persone che li hanno compiuti.
Come tutte le storie che attingano la propria forza da una simile contraddizione, anche Il caso Collini finisce per dirci qualcosa di profondamente morale sui personaggi che ne popolano le pagine, ma anche su di noi, lettori chiamati a interrogarci sulle nostre reazioni di fronte ai fatti narrati. La domanda che resta sospesa nell’aula di tribunale dove viene dibattuto il caso Collini è universale, infatti, e non ammette risposte semplici: la giustizia ha un valore che trascende le circostanze storiche nelle quali si esprime?
Ferdinand Von Schirach stupì molti lettori con il suo primo libro, la raccolta di racconti Un colpo di vento. Oggi, dopo aver letto il suo primo romanzo, viene quasi da sorridere ripensando allo stupore provato: questo scrittore ha il passo del narratore autentico, e lo dimostra trovando la misura più giusta e un respiro ampio anche in questa occasione.
Nella prosa che Von Schirach sciorina ne Il caso Collini possiamo riconoscere almeno due delle qualità che egli riconosce a sé stesso come avvocato: la scrupolosità nell’interpretare il proprio compito, e un’approfondita, appassionata conoscenza dell’animo umano.
Non che serva molto più di questo, per diventare un classico.
A cura di Wuz.it.
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