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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2017
Indice
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
“La casa dei Krull” è un ottimo noir che ruota attorno al tema del razzismo, criticando la mentalità chiusa, in questo caso, della borghesia francese che isola, metaforicamente e geograficamente, una famiglia di immigrati tedeschi. Anch’essi vengono descritti con luci e ombre, dal vecchio pater familias al giovane cugino Hans che, giungendo nella casa dei Krull e comportandosi spavaldamente, turba l’equilibrio familiare, accrescendo l’odio della popolazione francese nei loro confronti. L’atmosfera che si respira leggendo questo romanzo è eccezionale, data dall’ottima descrizione del piccolo villaggio fluviale e della psicologia dei personaggi. Lo stile di scrittura di Simenon e i repentini cambi di punto di vista sono quello che spinge il lettore a proseguire la lettura fino al tragico finale. Consigliatissimo.
Simenon è uno dei miei scrittori preferiti. “La casa dei Krull” non raggiunge i vertici di altri suoi romanzi (come “La camera azzurra “, “I fantasmi del cappellaio”, o “La vedova Couderc”), ma i personaggi e le situazioni sono descritti, come sempre, con grande maestria, perciò acquistare un romanzo di Simenon è una garanzia di buona lettura. Qui la fanno da padroni il razzismo, il provincialismo e il pregiudizio, tutti figli dell’ignoranza e temi ancor oggi di attualità. Ne fanno le spese i membri della famiglia Krull (tedeschi trasferitisi in Francia) che pure non sono per nulla simpatici, anzi uno di loro (il protagonista) è decisamente sgradevole: un approfittatore senza scrupoli. La grande intelligenza di Simenon sta nel mostrarci come le vittime del razzismo (o di altri pregiudizi), anche se non sono persone per bene, non possono essere incolpate di reati che non hanno commesso. Come sempre c’è un omicidio di mezzo, ma non si tratta di un giallo. Nei romanzi di Simenon chi è l’assassino ha un’importanza del tutto relativa. Ciò che più interessa allo scrittore sono le reazioni della cosiddetta gente comune alle morti violente.
Bello, da leggere
Recensioni
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Un noir profetico e soffocante sull’emarginazione sociale, in cui non sentirete la mancanza della pipa di Maigret.
Indovina chi viene a cena? Il cugino Hans, il Krull rimasto in Germania mentre tutti gli altri si trasferivano in uno sperduto paesino della Francia più melmosa e cattolica.
Ma qualcuno lo stava aspettando? Solo zio Cornelius, persuaso da una lettera di fratello Wilhelm a badare a suo figlio, in fuga dalla Germania nazista e da qualche brutta vicenda di contrabbando non meglio specificata. Peccato che Wilhelm sia morto da 15 anni. Che sia stato Hans a vergare di proprio pugno quella missiva?
Il ragazzo di certo è un ospite sfrontato. Il giorno del suo arrivo ha già provveduto a conoscere in modo molto “approfondito” la cugina e inoltre si sta interessando alla gestione della drogheria di zia Maria…
La comparsa di Hans non solo scombussola la vita dei parenti. In quei giorni il cadavere di una giovane viene rinvenuto in un canale vicino alla bottega Krull. La famiglia, già emarginata a livello geografico dal paesello, lo è ancora di più per quanto riguarda l’accoglienza riservata a loro dai francesi. Nonostante siano passati decenni dal loro arrivo, non si sono integrati e non per scarsa auto-iniziativa. Sono infatti strani e stranieri, il perfetto capro espiatorio per un fatto di sangue. Normale che all’indomani dell’omicidio tutti in paese puntino il dito contro i Krull. Ma è altrettanto normale che in famiglia si faccia lo stesso, senza prove, contro il cugino Hans?
Simenon in questa riedizione di Chez Krull, uscito per Mondadori nel 1965, e ora riproposto, ovviamente, da Adelphi, affronta il tema dell’emarginazione e della diffidenza nei confronti delle minoranze. Ne esce un ritratto spietato della provincia francese, parodiata dalla sferzante penna del prolifico autore belga, ma soprattutto rappresentazione della meschinità universale dell’uomo.
Un noir non privo di ironia, utile ad alleggerire la tensione, che è infatti soffocante nei suoi momenti migliori, in cui Simenon ritrae una guerra di tutti contro tutti. Un romanzo profetico - fu infatti scritto all’alba del secondo conflitto mondiale - e ancora attuale per i nostri tempi che reclamano ossessivamente una vittima da colpevolizzare per tutti i mali del mondo.
Recensione di Matteo Rucco
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