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In questo libro William Shea racconta con dovizia di particolari (decine e decine di pagine di note) il pensiero cartesiano sulla fisica: matematica e filosofia insomma non appaiono se non come digressioni ancillarie, importanti - Cartesio ribadisce che il suo pensiero è univoco, e non si può eliminarne una parte lasciando in piedi il resto - ma che restano appunto digressioni. Seguiamo così i primi anni con gli studi dai gesuiti e le prime sue scoperte, come la legge della rifrazione, e i vari testi e lettere prodotti negli anni. Dalla lettura si scopre come Cartesio fosse un bel furbone, pronto a pensare solo al suo vantaggio e a condire con tante belle parole ed esempi dei ragionamenti che non erano sempre così precisi quanto lui voleva far credere. Non si deve sminuire il suo apporto, intendiamoci: è stato fondamentale nell'allontanarsi dalla scolastica, per esempio. Però bisogna prendere con le pinze quello che dice! La traduzione di Nicoletta Sciaccaluga è scorrevole e per quello che io riesco a capire corretta.
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