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Anno edizione: 2011
Anno edizione: 2010
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Un libro che si distingue dagli altri, almeno quelli che ho letto finora dello stesso autore. A volte il ritmo del libro è più lento, a volte è meglio, ma tutto sommato sono stato soddisfatto di averlo letto. Un libro strano direi, com'è l'autore, ma questo è il suo modo di essere. Può piacere o meno. Sconsiglio di leggerlo per primo se non si conosce già l'autore. Ad ogni modo resta uno tra i miei autori contemporanei apprezzati ed ammirati.
Meno implacabile del solito, almeno non altrettanto caustico nel descrivere alcuni campioni della società umana rispetto a quanto accadeva nelle opere precedenti, Houellebecq sceglie un maggiore distacco nel dar vita, attraverso una scrittura che fila veloce come al solito, al suo nuovo romanzo. Qui Houellebecq si limita all’essenziale, non eccede mai (non indugia ad esempio nella descrizione degli atti sessuali né si abbandona a polemiche contro la religione come avveniva nei precedenti lavori). Lo scrittore francese opta per la giusta distanza della carta (Jed Martin il protagonista, è un artista che tra le altre cose fotografa carte stradali della Michelin), rispetto al coinvolgimento diretto del territorio. Insomma, il punto di osservazione sembra posto più in alto del solito, ed è questo controllo che probabilmente gli alienerà qualche simpatia tra i lettori più affezionati. Altre due novità: troveremo lo stesso Houellebecq come personaggio del libro (insieme ad altri nomi noti della realtà francese), e un assassinio efferato con tanto di indagini della polizia. L’ultima fatica del nativo di Réunion è, in sintesi, una riflessione sull’arte e sulla sua capacità di rappresentare la realtà (tra le opere di Martin figurano i ritratti dei mestieri e il singolare “Bill Gates e Steve Jobs discutono del futuro dell’informatica”, noto anche come “La conversazione di Palo Alto”; basterebbe questo…), sulla vita degli esseri umani e sulla possibilità di darne conto. Riconoscendo che l’essere umano è un prodotto culturale, Michel Houellebcq ha raggiunto il punto di non ritorno.
Libro scritto alla maniera di Houellebecq ma non brilla.sicuramente il più introspettivo ma nel denudarsi l'autore omette le sue elucubrazioni psicoanalitiche e la dose di colpi di scena(a parte uno fondamentale)che lo rendono un gigante.piu' sotto tono rispetto alle particelle e a sottomissione.
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