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Part 1 La carta di Zurigo, lungi dall'essere un manifesto dogmatico e ideologico, propone la lettura delle realtà e delle crisi come linee guida per il concepimento delle idee e delle ipotesi del lavoro progettuale: le regole del mondo creano una cosiddetta struttura aperta, o anche matrice. La matrice programmatica che viene fuori dalla discussione sulla "Nuova Realtà", come la definisce in apertura Gerhard Schmmitt, è composta da nove punti: la giungla(1), visione tattile(2), nuovi algoritmi(3), modelli informatici(4), spazio virtuale(5), trasgressione(6), interattività(7), interconnessione dinamica(8), total sorrounding(9). Il nuovo mondo, quello odierno, è un posto ancora inesplorato e la qualità delle relazioni tra architettura e questa nuova natura senza confini prestabiliti è da riesaminare. La mancanza di punti di riferimento(1), la mancanza di dialettica, secondo Peter Eisenman, provoca una serie di problemi soprattutto in termini di valore (ad esempio la determinazione dell'originale dalla copia) e il bisogno di una matrice critica per la valutazione oggettiva, differente da quella delle epoche passate. Attingere alle varie scienze per modificare e trasformare la natura dell'architettura attraverso la sperimentazione(6) è necessario, ma non sufficiente: sta all'architetto di oggi costruire i propri strumenti "capaci di produrre i complessi ambienti necessari alla nostra attuale condizione"(3). Oggi non operiamo più con solo due spazi, mentale e fisico, ma con un terzo, il cyberspace, che è un vero sostituto della realtà(5), totalmente immersivo(9). Derrik De Kerckhove esamina attentamente l'evoluzione del linguaggio e della percezione connessa all'attività cognitiva, fino ad arrivare alla conclusione che con l'attuale realtà virtuale ci vogliamo riappropriare dei sensi, ovvero ci stiamo spostando da una modalità visuale ad una tattile(2). Se il linguaggio ha creato la mente privata e la televisione la mente collettiva, internet, attraverso il "clic",
Un libro, a tratti sconcertante, che scuote le fondamenta della comune idea di architettura e che aspira a mutarsi in luogo virtuale collettivo per la costruzione di un “Manifesto per una rivoluzione informatica” (F. Barzon). “Siamo architetti: forse proprio per la nostra presenza diagonale tra arte, filosofia, antropologia e tecnica, siamo chiamati a dare forma e luogo all'inequivocabile nuovo genere di spazio che sta emergendo” (F. Barzon); non sorprende, quindi, che proprio dal mondo dell'architettura arrivi un impulso, un indifferibile istinto di situare la realtà virtuale, d'imbrigliarla dentro una rete di coordinate elastiche, creando nuovi e più complessi assi di riferimento, simili a parametri dinamici e flessibili, necessariamente pluridisciplinari, che siano in grado d'individuarne la sostanza “transbiologica” in un mezzo fluido non delimitato, altamente viscoso, come sofisticati sonar cognitivi. Ecco che “La Carta di Zurigo” diviene una bussola, uno strumento di orientamento, una mappa primaria per una navigazione perlustrativa delle nuove concezioni spaziali, alla ricerca di una rinnovata identità dell'architettura. Tale mappa è segnata da nove parole chiave, desunte dagli scritti di Peter Eisenman, Derrick de Kerckhove ed Antonino Saggio, appositamente redatti in seguito al vivace dibattito nato in occasione della presentazione, presso l'ETH di Zurigo, della collana di libri “La Rivoluzione Informatica”, nella sua versione internazionale. Giungla, visione tattile, modelli informatici, trasgressione, interattività, spazio virtuale, nuovi algoritmi, total surround ed interconnessioni dinamiche sono gli elementi di una “matrice programmatica” tesa a porre le basi di una consapevolezza operativa, di uno stato di coscienza comune davanti all'architettura del futuro, ormai imprescindibile da una tessitura interconnettiva del pensiero, da una rete informativa che metta “a disposizione i messaggi di tutti , senza eliminarne nessuno, per integrarli ai propri” (D. de Kerckhove). Ciascuno di questi nove co
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