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non mi è piaciuto; Tranfaglia va molto per le lunghe, occupandosi anche di tantissime altre persone... ma conclude il libro senza aver chiarito bene, a mio parere, le principali caratteristiche politiche di 'Giustizia e Libertà'; troppe parole... e, al contempo, troppo poche parole precise, chiare, esplicative, circa lo 'specifico' politico di Carlo Rosselli
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Il libro di Nicola Tranfaglia non è una mera riedizione di quello, pubblicato da Laterza nel 1968, che aveva come sottotitolo Dall'interventismo a Giustizia e Libertà, ma un ampliamento che completa quel primo lavoro, centrato sulla formazione giovanile di Carlo Rosselli e sulla sua attività in Italia fino al processo di Savona del 1927, e lo trasforma in una vera e completa biografia di questo combattente dell'antifascismo che all'azione sui campi di battaglia affiancò una non meno coraggiosa azione intellettuale che a distanza di circa ottant'anni di storia nazionale ed europea non perde di interesse.
Il volume non presenta dunque grosse novità nella prima parte, oggetto dell'edizione precedente, dove, utilizzando quale fonte primaria l'epistolario di Rosselli, in particolare le lettere alla madre e al fratello e quelle al maestro Gaetano Salvemini, ripercorre le tappe principali del suo cammino in direzione dell'antifascismo e del socialismo, al quale approdò, su posizioni vicine a quelle di Turati e Treves, dopo il delitto Matteotti, che ebbe per lui il "significato d'un indilazionabile richiamo all'azione", convincendolo, tra l'estate e l'autunno del '25, ad abbandonare l'università e indirizzare i suoi studi economici e le sue elaborazioni scientifiche verso l'analisi dei problemi "al centro del dibattito politico nell'Italia e nell'Europa di quegli anni".
Sarà una scelta feconda che porterà Rosselli, per successive approssimazioni, ad abbandonare il marxismo come ideologia di base del socialismo e a sostituirlo con un liberalismo che trovava ispirazione, oltre che nella tradizione liberistica di Salvemini e del sindacalismo rivoluzionario, nel radicalismo inglese (Bentham, Stuart Mill, Hobhouse) e in Croce, da cui trasse conferme significative alla sua convinzione in merito all'inesistenza "di un effettivo conflitto tra socialismo e liberalismo nell'organizzazione economica della società". Tuttavia, nota Tranfaglia in quella che è la parte nuova del suo studio, Socialismo liberale fu influenzato in maniera "preponderante" dagli scritti del leader della socialdemocrazia belga Henri De Man, sebbene non mancassero echi del "socialismo" etico e liberale di Mazzini e Cattaneo, delle tesi sul fascismo di Gobetti o delle riflessioni economiche maturate alla luce delle teorie di Keynes e del fordismo.
La seconda parte del libro scava quindi in profondità il pensiero politico di Rosselli, ricostruendo altresì le ragioni della frattura che quel pensiero, insieme con l'azione militare di GL, produsse nei rapporti con i socialisti e con i comunisti. Dei primi non condivideva la valutazione sull'Italia prefascista, cui i socialisti, come pure i repubblicani, si richiamavano, laddove egli puntava a rompere ogni forma di continuità con lo stato liberale; dai comunisti lo separava, da un lato, il giudizio sul bolscevismo leninista e stalinista che era alla base della linea comunista e, dall'altro, la "concezione terroristica" che GL aveva della guerra al fascismo. Sullo sfondo, la serrata critica dei partiti tradizionali assumeva i toni di una condanna senza appello dell'incapacità "delle organizzazioni storiche del movimento operaio (
) a difendere le conquiste della classe lavoratrice e a porsi come alternativa di governo", consentendo al fascismo di vincere unificando partiti politici e forze sociali prima in contrasto.
Le severe stoccate di Togliatti sul "piccolo borghese" e la sostanziale incomunicabilità con il partito socialista, che egli considerava finito e sul quale non nutriva alcuna speranza di rinnovamento, testimoniano di come i due partiti della sinistra lo considerassero non tanto un possibile alleato quanto un ostacolo, rivolgendo poi accuse non molto dissimili al Partito d'azione, che raccolse la bandiera di GL dopo la morte dei Rosselli, recuperando, in primo luogo, i temi dell'intransigenza, della rottura con l'Italia prefascista, di un socialismo diverso da quello marxista.
Ma Rosselli fu pensatore dalle straordinarie capacità profetiche, un abile analista di quanto accadeva nel suo paese e in Europa, comprendendo in anticipo dinamiche che ad altri sarebbero state chiare solo in seguito. La previsione sulla "guerra che torna" è forse la più celebrata e famosa, ma non l'unica. Egli fu tra i pochi a individuare "la crisi della democrazia occidentale che aveva originato il fascismo e la degenerazione dittatoriale della Rivoluzione russa come due facce dello stesso problema", e fu tra i primi a vedere nella fabbrica del consenso del fascismo, di cui pure mise in luce il divenire fenomeno europeo, quello che definì il suo "carattere supremamente ripugnante".
Nella storiografia su Carlo Rosselli, che certo non manca di contributi di grande spessore, la ricerca di Tranfaglia si pone ora come un punto di riferimento fondamentale perché non solo la vita ma anche il "sogno" di Rosselli di una "democrazia sociale moderna" sono ricostruiti, con rigore metodologico, e in modo organico, in tutta la loro complessità.
Romeo Aureli
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