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Non è necessario partire da questo per conoscere l'epopea meravigliosa dei Mumin, ma può essere consigliato. Leggetelo ai bambini anche di 7 anni o fatelo leggere a quelli di età maggiore. Vi chiederanno di conoscere gli altri, la magia di mezza estate ecc. Grande fantasia, una spiccata delicatezza di rapporti, il fascino del Nord e di esseri tanto strani quanto cordiali.
Recensioni
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JANSSON, TOVE, Magia di mezza estate
JANSSON, TOVE, Il cappello del Gran Bau
recensione di Pitzorno, B., L'Indice 1990, n.10
Quello che mi colpi maggiormente la prima volta che aprii "Magia d'estate" -era questo il titolo della prima edizione italiana nella collana "Il Martin Pescatore" della Vallecchi - fu la presentazione dell'ambiente e dei personaggi che precedeva l'inizio del racconto vero e proprio. La mappa topografica della Valle dei Mumin, l'elenco dei personaggi - schedati uno per uno con illustrazioni "segnaletiche" e una nota sulle loro caratteristiche psicologiche e, per così dire, sociologiche - costituivano a priori un "mondo secondario", nel quale ci si poteva aspettare accadessero le cose più interessanti.
Un'altra cosa che mi riempiva di ammirato stupore era il fatto che testi e illustrazioni fossero dovuti alla stessa mano. È raro che un buon autore illustri da sè i suoi libri (l'unica eccezione in Italia è il bravissimo Pinin Carpi). Quando lo fa, si tratta di solito di disegni ingenui, poco professionali, che vengono accettati con una sfumatura d'indulgenza, perché in questo caso il dilettantismo formale è compensato da una maggiore aderenza descrittiva al testo. Quando invece è l'illustratore professionista a scrivere i suoi testi, per lo più si limita a scarne didascalie.
Nella stessa collana "Il Martin Pescatore" erano usciti in quegli anni alcuni titoli di Astrid Lindgren, che non era possibile immaginare senza le splendide illustrazioni di Ilon Wikland. Tove Jansson invece ci offriva un'opera completa, tutta di suo pugno, e in seguito, con i fumetti e con i libri per adulti, avrebbe dimostrato di essere altrettanto brava a scrivere senza illustrazioni e a illustrare senza testo.
La Valle dei Mumin e gli esseri che la popolavano, già prima che accadesse qualcosa, presentavano un ritratto dei vari aspetti dell'anima nordica, analogo per certi versi a quello che dagli schermi ci proponeva negli stessi anni un altro grande narratore scandinavo, Ingmar Bergman.
Il mondo dei Mumin, col suo senso magico della natura e i suoi interni familiari ora idilliaci, ora conflittuali, è certo più vicino alle commedie bergmaniane che non ai suoi film drammatici. In questo mondo sereno non mancano però brividi sottili, spifferi di paura e di inquietudine, come nel "Posto delle fragole". Sia pure con tocco lieve, anche per i Mumin l'ora del lupo è in agguato, persino nei momenti di quiete domestica o di gioia panica.
Ovviamente i giovani lettori non erano e non sono in grado di cogliere queste corrispondenze, ma la buona letteratura per ragazzi è fatta anche di messaggi subliminali lanciati per il futuro. Negli anni cinquanta in Italia la letteratura per ragazzi era per lo più noiosa, retorica, oppure cosi didatticamente tesa a propugnare i "giusti valori" e i "grandi ideali" da risultare completamente scollata dalla vita quotidiana dei bambini. Mentre nel campo della letteratura adulta si pubblicavano testi umoristici italiani e stranieri, l'umorismo sembrava bandito dai libri per i più giovani. La collana "II Martin Pescatore" ebbe anche questo grandissimo merito. Portò una ventata di risate, un respiro di libertà nei confronti dei luoghi comuni, un senso dell'avventura e della scoperta anche nelle piccole cose quotidiane. E i libri dei Mumin, all'interno della collana, erano quelli che meglio rappresentavano questo spirito nuovo.
Ricordo ancora il momento in cui lessi i capitoli di "Magia d'estate" relativi alla rappresentazione teatrale sul grande palcoscenico galleggiante (al quale tra l'altro sono debitrice di un racconto giallo pubblicato nella serie mondadoriana "Elementare Papero").
Era l'una di notte, ma non ero ancora riuscita a spegnere la luce perché volevo vedere come andava a finire la storia. Quando la prova generale, nella sua demenziale confusione, arrivò al culmine del surreale cominciai a ridere cosi forte che tutto il resto della famiglia si svegliò.
Padre, madre, fratelli, sorelle, tate, tutti corsero attorno al mio letto per vedere se mi sentissi male. Ma io, con le lacrime agli occhi, ridevo cosi forte, che non riuscivo a spiegare cosa avessi.
Questo forse derivava dal fatto che anche io facevo teatro, e avevo esperienza del panico dietro le quinte. Quanto alla rappresentazione finale, con quel pubblico entusiasta pur senza capire niente, che non era neppure in grado di distinguere tra la finzione della recita e gli incidenti della vita reale, ma tuttavia applaudiva fragorosamente, suonava come una squisita parodia di certe serate nei teatrini d'avanguardia che in quei tempi nascevano come funghi in ogni scantinato disponibile.
Però, come ogni libro veramente buono, pur essendo legato al tempo della sua nascita, "Magia d'estate" oggi è fresco, vivo, intelligente come trent'anni fa. Anzi, poiché non vuol essere un libro edificante, proprio per questo funziona come un testo pedagogico. Perché educa i suoi piccoli lettori non ad essere obbedienti (e quindi servili), ma a seguire la propria vocazione. A vivere in armonia con gli altri e con la natura. Mostra che in una società c'è spazio per le cose e le persone più diverse, e che la complessità è meglio della piattezza e dell'omologazione.
Il modello familiare è caldo e rassicurante, ma si tratta di una famiglia allargata, un'accolta di gente semplice e serena, di nevrotici, di originali. La casa di mamma Mumin è sempre aperta ad amici, ospiti, vagabondi. I desideri e i gusti dei piccoli vengono presi in considerazione e rispettati come quelli dei grandi. L'esplorazione, la scoperta, l'avventura, anche se pericolose, vengono incoraggiate. Si scrivono e si leggono libri (è molto importante che i personaggi dei libri per ragazzi leggano...). Tabacco, lo scapolo solitario dal carattere brusco, è il miglior amico dei bambini che si tratti del gentile e timido troll Mumin, della petulante piccola Mi o dei pestiferi selvagnoli, trovatelli così irsuti che per pettinarli bisogna far loro la riga dalla fronte alla coda.
I cattivi, in questo universo di gente ottimista e positiva, sono soprattutto stupidi. Chi ha la disgrazia di possedere un caratteraccio viene trattato con indulgenza. E non per questo i buoni sono delle polente scipite, ma anzi, ognuno di loro è un tipo intraprendente e originale. Ecco, questo forse è il tratto più caratteristico di tutti i libri dei Mumin: raccontare come la differenza tra gli individui è la ricchezza del mondo, e come si possono amare contemporaneamente le persone e le cose più diverse.
Naturalmente questo è il giudizio di un adulto, leggendo tra le righe con l'occhio del critico o quello del pedagogista. I piccoli lettori trovano personaggi simpatici, avventure strampalate ma sempre movimentatissime, ambientazione familiare e pittoresca allo stesso tempo, i loro gusti, le loro emozioni, i loro segreti, loro tesori da portare sempre in tasca. Mari In tempesta e panini imburrati. Feste affollatissime e beata solitudine per meditare o per il dolce far niente. Isole, montagne, caverne, tutte appena dietro l'angolo... Cosa si può desiderare di più?
Ora la casa editrice Salani ripropone "Il cappello del Gran Bau" e "Magia di mezza estate", primi due capitoli della saga dei Mumin. Bentornati dunque, amici Mumin, e ai nuovi lettori un consiglio dettato dall'esperienza. Non andate a letto con "Magia di mezza estate" pensando "Ne leggerò qualche pagina, e continuerò domani". E se lo fate, sappiate che correte il rischio di svegliare tutta la famiglia nel cuore della notte con le vostre risate.
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